Rock Impressions

Framepictures - Remeber It FRAMEPICTURES - Remember It
Galileo / Progrock
Distribuzione italiana: -
Genere: Post Modern Prog / Prog Metal
Support: CD - 2010

Sembra strano dirlo, ma il mondo del prog da vari anni sta vivendo una certa standardizzazione, molte band suonano imitando i vecchi leoni oppure si accodano a quei pochi che tentano, non senza fatica, di rinnovare il genere, il guaio maggiore è che molti lo fanno in modo del tutto impersonale e privo di lampi di genio. Questi musicisti portoghesi al loro debutto discografico dimostrano di volersi muovere nell’ambito del prog metal ipertecnico, senza dipendere troppo da modelli precisi, piuttosto offrono un mix di influenze che va dai Rush ai Tool, passando per i Primus e Muse, al tutto si può aggiungere anche qualche traccia di pop nelle melodie.

L’album è piuttosto complesso, ci sono sette tracce piuttosto lunghe, con un paio di suites e tre brani che superano ampiamente i sette minuti, ma quello che colpisce è l’impegno tecnico profuso da questi ragazzi. Il primo brano “Memories Faded Away” ha un incipit che suona molto classico prog metal, con un giro di tastiere prevedibile, poi entra la band con dei ritmi complessi e si sente che le cose cambiano in modo radicale in meglio. “Remember It” ha una vocazione molto pop, belle le melodie vocali, che impreziosiscono il tessuto prog più complesso, davvero un bel brano. “Call For Me” è la prima suite e mostra il lato più prog del combo, non ci sono più melodie facilmente riconoscibili, ma intrecci su intrecci, spesso intriganti. “Don’t Trust My Eyes” è una via di mezzo fra le caratteristiche precedenti e per questo intriga meno. “Why Nobody Cares” contiene dei passaggi notevole, col basso in grande evidenza, a livello compositivo però non lascia il segno. “Shadows Black and Grey” è un brano molto nervoso, che ridà forza al disco, è molto tecnico, ma è anche capace di dare buone emozioni, poi verso la metà si perde un po’ per riprendere verso il finale, ma senza recuperare del tutto il buon avvio. Chiude la lunga “My Will To Live”, dove nei quasi ventisei minuti la band mette tutta la propria creatività per dar vita ad una suite particolarmente impegnativa.

Questi ragazzi hanno avuto la tentazione di mettere in mostra subito tutte le loro abilità, come se da questa occasione fosse dipeso tutto il loro futuro e questo, in qualche occasione, affetta un po’ il disco, forse sarebbe stato meglio dosare con più saggezza i tecnicismi e lasciare più spazio alle belle melodie, di cui la band è capace, ma c’è tempo per correggere il tiro. GB

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