Quando
si deve recensire un chitarrista del talento di Marty Friedman è
facile dire banalità di ogni genere, è facile cadere
in luoghi comuni e cliché vari. La tecnica di questo talentuoso
axe hero è assolutamente fuori discussione, quello che resta
allora è giudicare se le composizioni sono all'altezza della
fama del nostro.
Ovviamente, essendo questo un disco interamente strumentale è
destinato prevalentemente ad un pubblico di esperti appassionati,
ma la varietà delle composizioni lo rende appetibile anche
ai "curiosi". "Gimme a Dose" parte bene con dei
gran riffoni molto metallici su cui si innestano degli assoli guizzanti.
"Fuel Injection Stingray", invece, introduce degli elementi
di elettronica, l'impianto è sempre molto rock e metal con
accenni anche piuttosto moderni, ma ci sono delle contaminazioni che
sporcano il brano. "Ripped" è dura e piuttosto convenzionale,
mentre "It's the Unreal Thing" ritorna su temi moderni dal
vago sapore elettronico, ovviamente la chitarra è dominante
e il tessuto del brano è assolutamente rock, ma certi giri
di fondo si ripetono quasi come se fossero dei loops, siamo di fronte
a delle sperimentazioni proposte senza spingere troppo sull'acceleratore.
Il discorso si ripete nella ruffiana e divertente "Cheer Girl
Rampage". La ballad "Lust for Life" è di una
banalità disarmante, piena zeppa com'è di luoghi comuni,
meglio la successiva "Lovesorrow", anche se è un
po' troppo ricca. "Nastymachine" e "Catfight"
ripropongono il solismo di Friedman innestato su contaminazioni elettroniche
e loops, ma francamente in questo campo c'è chi ha fatto decisamente
meglio come Vernon Reid.
Un disco piacevole senza essere veramente interessante, l'ennesima
egocentrica prova di un chitarrista sopra le righe. GB
Altre recensioni: Loudspeaker
|