Rock Impressions

Jacopo Galli JACOPO GALLI - Timedrops
Self Produced

Jacopo è un polistrumentista che canta e suona chitarra, tastiere, basso e batteria (con la drum machine) e ha deciso di dare vita ad un progetto one-man con qualche sporadico contributo di alcuni amici. Timedrops è il primo risultato dei suoi sforzi, un album di prog metal più che dignitoso, penalizzato dalla mancanza di un vero gruppo alle spalle e da una produzione un po' troppo "domestica", ma ricco di buone idee. Le influenze di Jacopo vanno dal prog settantiano al metal pomposo dei Royal Hunt con riferimenti ai Dream Theater, ma con un gusto melodico tutto italiano. A dire il vero penso che realizzare un disco come questo nel nostro paese sia un'impresa eccezionale e sicuramente Jacopo ha delle doti notevoli per esserci riuscito.

"Answer Me" inizia proponendo una miscela di prog settantiano nell'intro e per un certo uso delle tastiere e di prog metal nelle ritmiche e nelle parti di chitarra, ma verso la seconda metà del brano le cose non funzionano più tanto bene e la composizione diventa un po' slegata. "Passion Rules" ha delle belle parti vocali e anche la costruzione del pezzo risulta interessante, ma la produzione purtroppo affossa il risultato, inoltre in questo brano non mi piace per niente come è usata la drum machine. "Timeless Reality" è una canzone complessa, con un grande senso del mistero, la track è divisa in molte parti alcune delle quali veramente riuscite, altre più prolisse, ma il risultato complessivo non è male. "Beneath the Veil" parte con un arpeggio delicato e molto atmosferico, poi il sound si arricchisce di una parte molto progressiva ed inizia ad emergere quello che in realtà è il difetto maggiore di questo lavoro: ogni composizione contiene più idee, molte delle quali buone, ma che sono messe insieme come un collage non sempre riuscito. Il metal progressivo di "Days Have Gone" non mi ha entusiasmato, così come anche la successiva e cadenzata "Hope?". Segue la cover di "Keys to Imagination" di Yanni, un bel brano di cui però non conosco l'originale. Chiude il brano omonimo, la piece de resistance dell'album con i suoi oltre dodici minuti e scrigno delle ambizioni musicali di Galli. L'inizio è un po' faticoso poi la suite inizia a prendere quota nella seconda parte, si interrompe nel mezzo e chiude con delle belle melodie.

Comunque il bilancio non è così negativo come si potrebbe pensare, perché Galli ha personalità e fantasia da vendere, ma per il prossimo album gli consiglio di aspettare di avere un budget e delle condizioni più adeguate, altrimenti anche un buon lavoro come Timedrops può risultare poco appetibile ed è un vero peccato. GB



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