I Gekko Projekt sono una band al debutto, ma al loro interno troviamo
il chitarrista Peter Matucniak, che ha militato in diversi gruppi
prog a partire dagli anni ’80 in poi (Janisyum, Mach One, Evolve
IV), al suo fianco ci sono il tastierista e cantante Vance Gloster,
il bassista Rick Meadows e il batterista Alan Smith. Il genere proposto
da questo ensamble dal nome simpatico è un prog moderno, teso
tra tensioni sinfoniche e ritmiche accattivanti, niente di commerciale,
ma sicuramente musica bella da ascoltare.
Il brano strumentale di apertura “Particle Dance” parte
quasi come una canzone di rock melodico, con una chitarra ficcante,
ma poi tutto prende la forma di un prog sempre più articolato
e sinfonico, non male. “Black Hole” ha un incedere più
melodico, entra il cantato con una linea molto americana, che funziona,
anche se distante dal prog più canonico, ma è retto
da una bella melodia, poi molto interessante il lavoro di chitarra
di Peter, ma verso il finale tutto si evolve e prende sonorità
inedite e intriganti. “Cognitive Dissonance” è
più avventurosa, permane sempre un gusto raffinato per la melodia,
ma la costruzione del brano è insolita, ci sono tante idee
che affiorano, ma è il mix che le rende speciali. “London
Vibe” ha un che di jazzato, quasi fusion. “Avatar Jones”
ha un incedere quasi teatrale ed epico, un bel brano evocativo, uno
dei più prog, le idee non mancano a questi musicisti. “Erdinger”
invece accarezza lo space rock, con qualche influsso Floydiano pure,
davvero molto vario il songwriting messo insieme in questo disco.
“Martian Sunrise” è un momento di pura poesia,
un brano romantico, ancora con tensioni space, capace di emozionare
con dolcezza. Diversamente la breve “State of Siege”,
che è più brillante e dinamica, in un ambito puramente
prog. “October Skies” è ancora una volta qualcosa
che si distacca dal resto del repertorio, anche se il gruppo non stravolge
mai il suo stile, fatto di fraseggi pieni di gusto e soluzioni ritmiche
pregevoli, ma mai strabordanti o fini a se stesse. Chiude la ripresa
di “Particle Dance”, che non aggiunge nulla, ma ci saluta
con garbo.
I Gekko Projekt sono una band di talento, molto raffinati, è
possibile che in pochi si accorgano di loro, ma hanno fatto un disco
molto carino e sarebbe un peccato se non venisse apprezzato da una
buona fetta di pubblico. GB
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