Rock Impressions

Paul Gilbert PAUL GILBERT - Burning Organ
Mascott Records


Archiviato il bluesaccio proposto nel precedente album in coppia con un improbabile zio, torna uno dei chitarristi più suonati d'America. Deve essere davvero fuori di testa Paul o forse ne ha presi così tanti che si permette il lusso, non indifferente, di fare un disco che nessun chitarrista sano di mente penserebbe di fare oggi. Forse è proprio per questo che il disco è interessante e che merita almeno un ascolto.

Mentre c'è chi continua a cercare di estrarre con la tecnica sempre più esasperata nuove emozioni dalla chitarra, Gibert sforna un album passionale di puro e sano rock. Non che non ci sia tecnica, anzi questa scorre a piene mani, ma il tessuto musicale è un rock diretto, una sorta di incrocio fra i Van Halen e i Green Day, con spruzzate di glam e di southern che emergono qua e la.

L'introduttiva "I Like Rock" di soli due minuti la dice lunga, il titolo riferito all'organo è puramente sarcastico, perché questo serve solo per qualche breve intro, poi entrano dei riffs secchi di chitarra, taglienti come rasoi a correggere il tiro, ma la cosa più sorprendente è che in questo breve pezzo Gilbert, come sfida, suona tutte le sue chitarre che sono circa un centinaio. "My Religion" è un brano dissacrante che ribadisce il concetto ed è ancora hard americano in grande stile, che richiama i Kiss. "Bliss" è più tecnica, con un gran lavoro anche della sezione ritmica ad opera del bassista Mike Szuter e del batterista Marco Minnemann, mentre Paul da sfogo al suo chitarrismo selvaggio. "Suicide Lover" è californiana e ruffiana come più non si può. "Friday Night" vitaminizza delle melodie tipiche degli anni cinquanta, per un momento di divertente evasione. "I'm Satan" ha un refrain sdolcinato ed è una ballad piuttosto insipida con un testo sessista piuttosto banale e scontato, forse vuole nascondere un inconfessabile patto faustiano. "GVRO" è tratta liberamente dal repertorio di Bach per riportare un po' di serietà, ma dura solo un minuto e con la torrida "My Drum" degli Osmond Brothers si torna subito al rock diretto. "Amy is Amazing" è un brano molto pop impreziosito da una parte centrale dove spicca Minnemann. Verso la fine c'è posto anche per la cover di "I Feel Love" di Moroder, un brano dance portato al successo da Donna Summer e che qui viene maltrattato dal nostro con un taglio quasi space rock piuttosto interessante. "Burning Organ" è un brano molto divertente costruito su un giro blues con l'organo che duella con la sei corde di Gilbert perdendo, manco a dirlo, il confronto.

Un album "diverso" dal solito, divertente senza essere un capolavoro. GB

Live report: 2019

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