Rock Impressions

Glass GLASS - Illuminations
Musea

Ecco un ritorno molto gradito, uno di quei piccoli miracoli che solo una label indipendente e appassionata come la Musea riesce a fare. I Glass sono un trio americano nato nella seconda metà degli anni 70, ma che solo all’inizio del nuovo millenio vedono pubblicati i loro sforzi nel doppio No Stranger To The Skies (uscito sempre per la Musea nel 2004).

In questo nuovo lavoro, gazie alla qualità della loro muisca, i nostri sono riusciti a coinvolgere alcuni grandi nomi fra cui spiccano quelli di Hugh Hopper (Soft Machine), Richard Sinclair (Caravan) e Phil Miller. Il trio grazie alla pubblicazione del primo lavoro ha preso coraggio ed ecco che Illuminations è ancora più sperimentale e audace. Di certo la formula principalmente strumentale non rende particolarmente fruibile la proposta dei Glass, ma lo spessore è tale da suscitare ammirazione anche in chi non è particolarmente affine a certe sonorità.

L’album è diviso in varie parti, si inizia con la bucolica e sinfonica “Overture”, forse un po’ scontata, ma è un gran bel sentire. Si prosegue con un trittico dal titolo “The Secret Life of Aqua J. Long” molto psichedelico e raffinato, con un prog stellare, vagamente spaziale e cosmico, una buona spanna sopra la media di questo periodo. La terza traccia è dominata dalla batteria che crea delle melodie articolate e sorprendenti. La terza sezione si intitola “Electronic Synaesthasia” e introduce momenti molto poetici, che bilanciano le sperimentazioni più dure del disco. Si prosegue con “Alchemy of the Word” per altre sei tracce in un crescendo di sperimentazioni e di parti più classiche come la piacevole “Eclipse”. Chiudono i due brani “Slightly Behind All the Time” e “Gaia” dove ancora una volta si può assaporare tutto l’amore dei Glass per la grande musica progressiva.

Accostarsi ad un gruppo come questo richiede un certo impegno, ma ne derivano anche delle belle soddisfazioni, perché la musica non è stata creata solo per soddisfare i nostri istinti più bassi, ma può servire anche ad elevarci e i Glass ci riescono, basta lasciarli fare. GB

Altre recensioni: No Stranger To the Skyes



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