La storia dei fiorentini Goad è lunga e complessa, inizia verso
la fine degli anni ’70 con una discreta produzione di album,
ma ad oggi la band è rimasta in un ingiusto anonimato. Il giusto
supporto sembra essere arrivato con la genovese Black Widow, un’etichetta
che ha dimostrato coraggio e continuità, con cura e passione,
seguendo artisti sia italiani (Sophya Baccini, Standarte, Segno del
Comando) che stranieri (Northwinds, Arabs in Aspic), sia esordienti
(Tempio delle Clessidre, Ballo delle Castagne) che vecchie glorie
(Delirium, Osanna) e il loro catalogo è sempre più ricco
di gemme. Non sorprende quindi di trovare questo nome nella loro scuderia,
una band affascinata dal prog più oscuro, quello di King Crimson
e dei Van Der Graaf Generator per intenderci e che ha saputo col tempo
affinare un sound sempre più personale.
Il primo brano “Except Hate” propone subito un complesso
mix di elementi, prog articolato, dark sound, spruzzate di hard rock
e tanta personalità, se lo stile è fortemente settantiano,
non ci sono riferimenti troppo diretti agli eroi di quel periodo,
piuttosto un medesimo modo di concepire la stesura dei pezzi. La voce
di Maurilio Rossi è interessante e in alcuni momenti raggiunge
delle buone vette, l’unico appunto che mi sento di fare è
sulla pronuncia inglese, che a volte non mi sembra proprio sciolta.
Molto buone le parti strumentali, con alcuni passaggi di grande gusto,
sembra quasi strano che la band non abbia ottenuto un air play maggiore.
“For You” è molto drammatica, meno dark, ma più
malinconica, anche se tutto il disco si muove su tinte piuttosto oscure.
Molto teatrale “Here With Me”, che propone alcuni passaggi
di grande impatto emotivo. il disco è molto vario e ogni brano
ha una propria fisionomia, anche se c’è uno stile che
lega tutti i pezzi tra loro. I Goad hanno una notevole personalità,
che emerge ascolto dopo ascolto, con passaggi strumentali sempre intriganti.
Come ospiti troviamo Martin Grice (Delirium), Silvana Aliotta (Circus
2000), Guido Wassermann (Alphataurus), Freddy “Delirio”
Pedichini e Alessandro Bruno.
Un disco da ascoltare dall’inizio alla fine, il classico disco
targato Black Widow, per amanti delle sonorità settantiane
e delle atmosfere gotiche, ma è anche e soprattutto un disco
che vi sorprenderà per la profondità delle sue partiture.
GB
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