Rock Impressions

Gosta Berlings Saga - Detta Har Hant GOSTA BERLINGS SAGA - Detta Har Hant
Transubstans
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Prog
Support: CD - 2009

Ecco che tornano i Gosta Berlings Saga con il sequel dell’ottimo debut album, uscito nel 2006, e le aspettative non sono deluse. Questo quartetto svedese è autore di un prog interamente strumentale, radicato nel passato, ma che trasuda di modernità, la coniugazione fra old school e le nuove tendenze del prog è ammirevole, anche se si tratta comunque di musica fatta “alla vecchia maniera”, dove gli strumenti suonati sono sempre dominanti.

L’album si apre con un giro di chitarra molto ipnotico, l’avvio di “Kontrast” è spettacolare, sembra di aver finalmente trovato gli eredi degli Anglagard, non a caso troviamo il contributo di Mattias Olsson (percussionista della famosa band svedese), un nome che ogni serio amante del prog dovrebbe conoscere, ma poi quando entra il mellotron sono davvero scintille. Il secondo brano “Sorteraagatan 3” è spettrale nel suo lento incedere, i toni sono scuri, ma vanno via via verso la luce e le ritmiche jazzate incantano, poi le strutture armoniche si complicano e diventano come la ragnatela di un ragno, affascinanti e terribili al tempo stesso. Il terzo brano ha un entrata solenne, sembra quasi una pagina di musica classica, anche se poi il lato rock del gruppo prende il sopravvento. Ma uno degli episodi più spettacolari è senza dubbio “Fem Trappor”, che ha una progressione irresistibile, vero capolavoro del disco, che alterna modernità a prog di grande impatto. Più sperimentali i suoni di “Nattskift”, dove la chitarra la fa da padrona con sonorità acide di sicuro effetto. Stranissima “Bergslagen”, che tra l’altro chiude con un fischio molto fastidioso, scelta molto coraggiosa, ma che non mi sento assolutamente di lodare. Eleganza folk nell’acustica “Innilegur?”, un breve momento di pura poesia prima del rush finale della monumentale “Vasterbron 05:30”, una chiusura in grande stile con una suite tutta da godere.

Fin che la scena svedese continuerà a regalarci artisti di questo calibro gli amanti del prog possono dormire sonni molto sereni. Ancora una volta siamo a tessere le lodi degli artisti che si sviluppano in suolo svedese, dove tira davvero un’aria speciale per la musica e noi siamo ben felici di poterla respirare. GB

Altre recensioni:
Tid Ar Ljud

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