Questa
nuova formazione svedese vanta una serie di influenze piuttosto varia,
ma che spazia soprattutto nell’hard rock degli anni settanta,
i nomi sono quelli di Ufo, Deep Purple, Uriah Heep e anche qualcosa
dei Black Sabbath, con due chitarre ma senza le tastiere. Potremmo
anche parlare di stoner, ma non voglio dilungarmi troppo su queste
definizioni. Quello che conta l’avete già capito.
Nelle nove tracce che compongono The Decadent Session c’è
una sana attitudine settantiana come è difficile sentire, in
effetti se questo disco fosse uscito attorno al ’72 sarebbe
un mega classico ricercato dai collezionisti, adesso forse è
più materiale per nostalgici. Il cantante non è eccezionale,
come accadeva per molte formazioni minori dell’epoca, ma ha
una carica molto suggestiva, le chitarre e la sezione ritmica, invece,
sono perfette.
Provate ad ascoltare l’anthemica opener “Never Felt So
Good” e ditemi se non vi sembrerà di ascoltare un mix
di Heep e Purple? Che tiro! “Without Anything Within”
è un altro classico hard compatto e granitico, fatto a regola
d’arte. Su queste coordinate prosegue tutto l’album, con
momenti più o meno riusciti. La varietà è buona
e la tensione non cala mai durante l’ascolto e il tutto non
suona troppo come “già sentito”, anche se le influenze
sono piuttosto nette. Nel complesso è proprio un buon disco.
Non è certo musica molto attuale, ma al cuore non si comanda
e chi ama certe sonorità non faticherà ad innamorarsi
di questo delizioso dischetto. GB
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