La
Frontiers si sta candidando ad essere la label delle reunion “impossibili”,
oggi è il turno dei Great White che festeggiano il venticinquesimo,
uno dei migliori gruppi di hard rock americano, che tanti cuori aveva
scaldato negli anni ’80. Da allora sono rimasti solo il cantante
Jack Russel e il chitarrista Mark Kendall, ma tanto basta.
Il loro sound è un focoso mix di tradizione, con Stones e Aerosmith
in testa, il risultato è un rovente hard blues, fin dalle prime
note che escono dai solchi del cd si capisce che la classe di questi
rockers è rimasta intatta, anzi il tempo sembra aver dato nuovi
stimoli e nuova energia, il sound è classico e graffiante al
tempo stesso. I nostri hanno avuto una carriera che è partita
subito molto forte con più di un disco d’oro certificato,
ma come sappiamo questo non è sempre garanzia assoluta, ma
Russel e soci sono ancora in pista e vogliono dimostrare di avere
ancora molte cartuccie da sparare.
Ecco allora che si parte con l’anthemica title track, si rallenta
con la romantica e rockeggiante “Here Goes My Head Again”,
che propone delle splendide linee vocali. Ma è l’hard
rock incisivo di “Take Me Down” ad affascinare ancora
dopo tanti anni, anche se il giro di chitarra è uno dei più
scontati possibili. Troviamo ancora rock romantico con la struggente
ballata “Play On” e poi ancora con la malinconica “Was
It the Night”, ma il lato che preferisco è quello più
vitale di brani come “Still Hungry”, scontati quanto si
vuole, ma che funzionano sempre. Da qui alla fine del cd le cose non
cambiano più molto, carina la bonus track che mostra un lato
più ruvido della band e una volta tanto non è solo un
riempitivo. In chiusura troviamo l’acustica “Just Yesterday”,
spegnete le luci e cominciate a sognare.
A volte il gruppo mi ricorda una versione malinconica (in senso di
romantica) dei ZZ Top era Eliminator, complessivamente ho trovato
l’album troppo sbilanciato verso questo lato intimista, avrei
preferito più concretezza, ma devo anche ammettere che il disco
mi è molto piaciuto. Back To The Rhythm mantiene quello che
promette, si torna “indietro” e infatti l’album
non segna un passo avanti, questo piacerà soprattutto ai nostalgici
di certe sonorità, se vi piace è così: hard rock
americano al 100%. GB |