Ecco un gruppo che merita attenzione, sono americani e questo è
il loro quinto album, oltre ad una buona serie di registrazioni semiufficiali
dal vivo. Si sono fatti notare nel circolo dei campus universitari
e hanno suonato davvero tanto, niente di strano direte voi, ma quello
che ha attirato la mia attenzione è che si sono imposti con
un sound molto particolare e assolutamente anticommerciale, un modo
di fare musica che sembrava sepolto nelle nebbie del tempo.
I Guster ad un primo impatto sembrano sbucare dagli anni sessanta
o settanta, il loro sound è quasi indefinito e sospeso, pieno
di richiami alla psichedelia, al beat, al pop cantautorale, ci sono
echi di Byrds, CSNY, ma anche di Rolling Stones, Kinks e ovviamente
Beatles, come nella solare “Manifest Destiny”. In effetti
non si può parlare di una sola influenza nel songwriting di
questi musicisti, ma piuttosto troviamo tutta un’epoca condensata
in una manciata di canzoni sorprendentemente fresche e piacevoli.
Le dodici traccie che compongono questo Ganging Up On the Sun sono
molto varie, anche se hanno tutte una loro coerenza stilistica, e
il gruppo si dimostra pronto per ottenere una vasta eco di consensi
di critica e pubblico. In fondo il loro stile pop melodico è
carico di un contagioso buon umore, di una musicalità di cui
c’è tanto bisogno oggi, ma dopo ripetuti ascolti faccio
ancora fatica a credere di essre nel 2007 in un’afosa stanza
dispersa nella campagna lombarda e non su una cadillac in viaggio
su una route californiana con la musica dello stereo a palla e senza
una meta precisa, ma solo con la voglia di viaggiare come compagna…
Un disco incantevole! GB
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