Rock Impressions

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Haken - Affinity

HAKEN - Affinity
Insideout
Distribuzione italiana: Spin Go!

Genere: Prog
Support: CD - 2016


Sono passati tre anni dal monumentale The Mountain, l’album che ha fatto conoscere ai più gli Haken, band inglese che sta imponendosi come una delle giovani realtà prog più promettenti. Mentre il disco precedente era un chiaro atto di amore per il prog settantiano, con i Gentle Giant in testa, questo nuovo disco sposta le coordinate sonore di una decade e raccoglie l’eredità degli anni ottanta. Detto così si corre il rischio di venire fraintesi, perché sono ancora molti gli affezionati dei seventies che storcono il naso quando si nomina tutto quanto è venuto dopo. Eppure gli Haken, che anagraficamente sono cresciuti con questi suoni in testa, hanno cercato di prendere il meglio di un periodo tanto particolare e lo hanno innestato nel loro modo personalissimo di fare musica.

Un intro lancia “Initiate”, un brano nervoso, con un blend di suoni non facilmente riconoscibili, ci sono partiture ritmiche molto prog, ma anche linee melodiche particolari e sfuriate metalliche di grande impatto, la band si mostra molto agguerrita. “1985” è il primo vero richiamo di quanto detto in apertura, suoni di tastiere e di batteria dannatamente ottanti ani, ma il contesto ritmico è molto più articolato e nelle parti strumentali ci sono anche deviazioni inaspettate verso un sound molto duro, memore di soluzioni tardo Crimsoniane. “Lapse” è un brano molto prog, i suoni eighties non impediscono una stesura che non può non piacere a chi ama un prog vibrante, ricco di cambi di tempo e geometrie vertiginose. “The Architect” in questo senso è un vero atto di forza, un brano possente dove la band ha infuso tutta la propria abilità, da cardiopalma. “Earthrise” potrebbe essere uno dei brani che potrebbero scontentare di più, con le sue sonorità alla ABWH, ma in realtà è un pezzo splendido, con melodie superlative, degne degli Yes migliori e parti ritmiche di assoluto valore. Allo stesso modo potremmo valutare “Red Giant”, ma credo di poter dire che gli Haken sono riusciti a usare i suoni degli anni ottanta per fare la musica che ci saremmo aspettati dai gruppi storici, che invece in quegli anni hanno deluso spingendo più sul lato commerciale, quest’ultimo fortunatamente manca in questo disco. Ma se certi suoni proprio non vi aggradano ecco arrivare la possente “The Endless Knot”, un brano duro e cattivo, all’insegna di un prog moderno, carico di vibrazioni, ancora una volta vicino ai King Crimson più visionari, anche se ha una sua identità. Colpo finale l’onirica “Bound by Gravity”, gli Haken hanno raccolto il meglio di due tradizioni musicali importanti e hanno dato vita ad un sound stellare, che brilla di luce propria.

Atto di coraggio enorme, dopo un album di successo gli Haken hanno rinnovato il loro sound rischiando parecchio e consapevoli o meno, forse anche con un pizzico di fortuna, ma non credo, hanno dato vita ad un disco veramente brillante. Mi piace molto pensare che questi giovani musicisti siano riusciti a dar vita ad un sound che è ponte fra periodi musicali considerati lontani, ma soprattutto è importante che l’abbiano fatto senza nessuna tentazione retrò, piuttosto hanno gettato delle solide basi per uno splendido futuro, che spero potremo presto testimoniare. GB

Altre recensioni: The Mountain

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