Rock Impressions

Hawkwind - Church of Hawkwind HAWKWIND - Church of Hawkwind
Atomhenge / Cherry Red / Esoteric Recordings
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Space Rock
Support: CD limited expanded edition - 2010

Quasi tutti quelli che iniziano ad ascoltare gli Hawkwind partono da dischi memorabili come Hall Of The Mountain King, Warrior On The Edge Of Time, oppure da In Search Of Space o Space Ritual e via discorrendo, le pietre miliari della band più spaziale della storia del rock, io invece, quando ancora non li conoscevo, che amavo spulciare nei negozi di dischi e mi ero specializzato a far passare in pochi minuti pacchi enormi di Lp, molto spesso mi basavo sul mio intuito per le scelte e quella volta mi capitò in mano proprio questo disco dalla copertina argentata e molto misteriosa, lo acquistai a scatola chiusa insieme ad uno di Zappacosta (tutt’altro genere, ma bello anche quello) e fu amore al primo ascolto. Un disco a cui sono molto affezionato ancora oggi.

Era il 1982, in quell’anno la band di freakettoni inglesi aveva già pubblicato altri due album, il primo capitolo della raccolta di inediti Friend and Relatives e il più commerciale Choose Your Masque (con la scritta che utilizzava gli stessi caratteri del famoso logo degli Iron Maiden), ma questo disco recupera in pieno tutto lo spirito sperimentale della band, infatti il moniker usato era proprio Church Of Hawkwind, per sottolineare un percorso diverso. Siamo negli anni ’80, quindi c’è molta elettronica, che del resto non è mai mancata nel loro sound, qui però sono minori le atmosfere heavy ed è proprio questa ricerca di atmosfere surreali che rende spettacolare questo album.

“Angel Voices” ci catapulta subito in un’atmosfera da film di fantascienza, con le sue voci effettate che sembrano generate da computer, mentre “Nuclear Drive” ci fa rivivere le tipiche vertigini del gruppo, con quelle chitarre in piena libertà e i riffs ripetuti in modo ossessivo. Molto penetrante “Star Cannibal”, con un coretto martellante e dei giri armonici a spirale, space rock at his best. Ma ciascuno dei dodici brani andrebbe citato per la capacità di suscitare emozioni, non c’è un brano brutto o riempitivo. Il disco è diviso in due parti, col vecchio Lp questo era molto evidente, ma la cosa è stata ricreata anche su cd, la prima manco a farlo apposta si chiama “Space”, mentre la seconda “Fate”, bello l’artwork molto curato del booklet. Questa ristampa è corredata dall’aggiunta di ben cinque bonus tracks inedite, che ci aiutano a continuare il viaggio galattico. Per la cronaca esiste anche un’altra ristampa con cinque bonus track diverse, anche musicalmente, da quelle proposte in questa versione.

Questo disco rimane nella discografia di questa band come uno degli episodi più felici e riusciti, quasi una via di mezzo fra il rock tipico del gruppo e le visioni cosmiche della scuola tedesca capitanata da Klaus Schulze, un viaggio oltre i confini del mondo conosciuto. GB

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