Voi
cosa vi aspettate da un nuovo disco degli Heaven & Hell? Per chi
non lo sapesse sono i Black Sabbath con Ronnie James Dio alla voce,
ovviamente c’è Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler
al basso e Vinny Appice alla batteria. Io sono cresciuto macinando
sul giradischi il vinile di Mob Rules, che è stato fra i primissimi
dischi che ho acquistato, quindi per me c’è un legame
affettivo molto forte con queste sonorità e il mio cuore saluta
con entusiasmo questa nuova uscita, ma The Devil You Know è
all’altezza della fama dei vecchi leoni?
Basta mettere il cd nel lettore che ogni dubbio svanisce, il riffing
sulfureo di “Atom and Evil” ci restituisce il miglior
doom di sempre, un brano sofferto, dannatamente epico, interpretato
in modo magistrale dal vecchio folletto, certo sono sempre i soliti
giri tipici di Mr Iommi, una macchina da riff, ma gli H&H sono
al top del genere e dopo tanti anni non è da tutti. Non c’è
nessuna delusione quindi, il sabba è ricominciato e anche se
si tratta di un disco maledettamente old fashioned non credo saranno
in molti a lamentarsi. Anche “Fear” è sempre doom
spettrale, un po’ più veloce del brano precedente, ma
la materia prima è la stessa, i signori del metallo oscuro
anche dopo tanti anni non hanno rivali. “Bible Black”
inizia con un arpeggio di chitarra acustico e richiama alla memoria
tanti momenti memorabili, mentre Ronnie canta in modo sempre emozionante,
poi entra la parte elettrica, sembrano i colpi del destino che vogliono
scardinare le porte delle nostre sicurezze, mi raccomando tenete alto
il volume per questo pezzo e l’effetto sarà terrificante,
per la cronaca questo è anche il primo singolo estratto dall’album
ed è anche il primo brano finito dalla band, una partenza in
grande. Ma poi ecco arrivare il basso di Geezer che apre “Double
the Pain” e sono ancora brividi freddi lungo la schiena. Dopo
tanta abbondanza arriva “Rock and Roll Angel”, che pur
essendo un buon brano appare più come un riempitivo e perde
il confronto, molto bello però l’assolo di Iommi. “The
Turn of the Screw” è un brano molto bello, con il basso
pulsa come un motore, ma non aggiunge molto altro a quanto già
detto. “Eating the Cannibals” è un pezzo anthemico,
che probabilmente farà il suo bel figurone dal vivo, molto
adatto ad un selvaggio headbanging, ma io preferisco i primi brani.
“Follow the Tears” ci riporta fortunatamente in territori
più teatrali, sembra una tetra marcia funebre, con un cadenzato
spettacolare, giocato su poche note, ma con un’efficacia devastante,
poi però la tensione si smorza un po’ nella seconda parte
del pezzo. “Neverwhere” è un altro brano più
metal che doom, che passa senza lasciare un segno, ma siamo alla fine
del cd e ci può stare. La parola fine viene posta dalla maestosa
“Breaking Into Heaven”, torna il doom più cupo,
l’interpretazione di Ronnie è sempre sopra le righe e
si chiude in bellezza un disco che farà felici tutti i fans.
Resta ben poco da aggiungere, si sente che il gruppo gira che è
un piacere e se la reunion sta continuando su questi livelli vuol
dire che le cose vanno davvero bene per Iommi e soci. Questo disco
è nel segno della tradizione, non ci sono innovazioni e non
c’è ricerca, è il solito concentrato di musica
dark, ma è fatta maledettamente bene. GB
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