Hernando
è un astro nascente della sei corde, la sua sorprendente abilità
ha convinto Mike Terrana ad affiancarlo in questo progetto, dove compaiono
anche Vitalij Kuprij in un brano e Andy Timmons in altri due, mentre
al basso siede lo sconosciuto, almeno per me, Pepe Bao.
Un power trio all'insegna di un chitarrismo nervoso e ultratecnico,
raffiche di scale e controscale su una base a metà fra hard
rock e fusion, due generi che in questi ultimi tempi si sono fatti
sempre più vicini. La sezione ritmica è terrificante,
Terrana non ha certo bisogno di presentazioni, ma anche Pepe non scherza,
mentre Tony sfodera una grande grinta. La pecca principale è
che, a parte la grande abilità, non si sentono cose veramente
nuove o che possono coinvolgere persone diverse dai maniaci della
sei corde.
La velocità sulla tastiera di questo ispano americano ha dello
straordinario, un fraseggio pulito e straripante, ma che ha un po'
troppo il sapore del GIT. "Uncommon Vision" è il
primo brano che desta la mia attenzione, apre la batteria con una
bellissima serie di quartine, è il turno del basso slappato
in un funky cattivo, finalmente entra la chitarra con un riffing acido
finalmente molto efficace, un gran pezzo. "Slow Blues",
a discapito del titolo, è un brano tanto veloce quanto irritante,
mi spiego meglio: la sezione ritmica viaggia lenta come si addice
al buon vecchio blues, mentre Tony spara delle raffiche di note devastanti
che non fanno altro che infastidirmi. Molto meglio la complessa ed
epica "The Silence of Loss". "Broken Hero" è,
finalmente, un lento molto ispirato e qui Hernando comincia anche
a piacermi, se non fosse che mi ricorda molto qualcosa che ho già
sentito.
Questo disco ci mostra un grande chitarrista, forse ancora un po'
acerbo, ma che possiede un talento enorme, The Shades of Truth non
è un album imperdibile, ma fra qualche anno potreste pentirvi
di esservelo lasciato scappare. GB
Altre recensioni: III;TH
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