Ricordate
i Gothica? Un duo italiano con alla voce Alessandra Santovito e Roberto
del Vecchio alle tastiere, che ha dato alle stampe due interessanti
cd, con un sound carico di elementi neo classici ricchi di malinconiche
suggestioni dark. Bene oggi Alessandra torna a farsi sentire con questo
nuovo progetto, mentre Roberto si è dedicato ai The Last Hour.
Al fianco di Alessandra ora c’è Francesco Forgione che
suona il double bass, la chitarra e le tastiere, poi troviamo l’arpista
Francesca di Nicola e i violinisti Domenico Mancini e Alessandro Pensa.
Le Esperidi sono personaggi mitologici, erano le custodi di un albero
di mele caro ad Afrodite e cantavano in modo melodioso, Alessandra,
che ha un curriculum molto ricco, si ispira al loro mito e porta avanti
l’esperienza iniziata coi Gothica per spingersi ancora più
verso un sound neo classico. Il riferimento primo va, come sempre
in questi casi, ai Dead Can Dance che hanno davvero creato un seguito
impressionante, con centinaia di artisti che si sono ispirati alle
loro sperimentazioni sonore e che quindi possono essere considerati
come uno dei gruppi più influenti di tutto il movimento dark
wave degli anni ottanta.
Gli Hexperos sono un gruppo maturo e questo loro album ne è
la prova, quattordici brani molto coesi e convincenti, dove i nostri
sono bravi nel creare un humus ideale per le capacità canore
di Alessandra. Non c’è una canzone che spicca sulle altre,
ma tutte hanno una propria identità che cotribuisce a formare
le trame di questo album molto ben bilanciato tra estetica e spiritualità.
La voce di Alessandra è cresciuta e oggi è molto più
brava, gli studi classici e jazz hanno dato il loro frutto per la
nostra gioia. Roberto non ha ancora un curriculum altisonante, ma
dimostra di avere al tempo stesso gusto e tecnica, doti non sempre
coniugate bene. Talvolta la musica è un po’ troppo lenta
e meditativa, sprofondando l’ascoltatore in un estasi mistica
un po’ troppo passiva, ma la finezza di certi passaggi è
tale che alla fine resta sempre un senso di appagamento.
In sostanza The Garden of Hexperides è un album bello, ma tutt’altro
che facile, un disco che richiede dedizione e attenzione, che richiede
un ascolto meditato e attento, il premio è un momento di assoluto
rapimento verso vette artistiche inebrianti. GB
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