Ci
son voluti tre anni agli Hexperos per tornare sul mercato con una
nuova uscita discografica, questo progetto guidato dal polistrumentista
Francesco Forgione e dalla cantante e flautista Alessandra Santovito
(ex Gothica), ci aveva incantati per la bravura di questi artisti,
particolarmente capaci di costruire atmosfere di grande bellezza.
Al loro fianco gravitano altri validi musicisti come l’arpista
Francesca Romana di Nicola e dal violinista Alessandro Pensa, presenti
anche sull’album precedente, a cui si aggiunge Manuel Manzitti
al fagotto, mentre come ospite troviamo il chitarrista Riccardo Prencipe
(Lupercalia, Corde oblique) in un brano.
Anche questo nuovo album è composto da quattordici composizioni,
l’incedere è ancora solenne e volutamente lento, riflessivo,
trascendente. Il fattore estetico è predominante e la bella
voce di Alessandra appare sempre più matura e capace, ma è
l’insieme di tutti gli elementi che premia l’ascolto,
in questo senso il gruppo conferma tutte le buone impressioni del
debutto, mostrando di essere cresciuto, anche se non vi sono sostanziali
differenze con l’album precedente. L’album parte molto
bene con la fiabesca “The Fairy Apprears”, quasi una proclamazione
di intenti, dal titolo molto eloquente, musica fiabesca di ottima
fattura. Molto più solenne e dark è “Queen Mab”,
dominata da una sensazione di incombente tragedia, un brano molto
epico. La mesta “El Velo Azul” mi colpisce meno, una canzone
dall’andamento lento ed elegante, ma poco coinvolgente. Meglio
la celtica “Moon Spell”, dove arpa e flauto fanno bella
mostra, poi il brano si fa più cadenzato e imponente. “Summatem
Deam” presenta un testo in latino ed evoca la musica medievale,
vicina per certi versi ai Carmina Burana di Orff. Molto riflessiva
è “Diadem of the Night”, in contrasto con la concretezza
del brano precedente. Da questo punto il disco continua senza proporre
nuove soluzioni, ma cercando di scavare più a fondo sulle emozioni
che abbiamo descritto fin’ora, mostrando una buona unità
compositiva.
Nel complesso questo secondo lavoro degli Hexperos è un disco
intenso e affascinante, ben suonato e ben cantato, un disco che ha
l’unico difetto di rivolgersi ad un pubblico di cultori del
genere, ma che non faticherà a trovare un proprio pubblico.
GB
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