Ho sempre stimato molto Ian Hunter, di cui seguo la carriera da tanti
anni, una vera icona rock, anche se molti nel nostro paese non lo
conoscono, nemmeno tanti rockettari. Devo confessare però che
da quando scrivo di musica avevo perso le tracce di questo irriducibile
del rock, il concerto acustico mi ha dato lo spunto per ritrovarlo
e per riavvicinarmi alla sua musica e quindi ecco che mi sono procurato
il suo ultimo disco, non senza curiosità. La Rant Band in realtà
è il suo gruppo spalla da alcuni anni, ottimi musicisti, che
Hunter, over settanta, ha selezionato con sapienza. Nonostante l’età
Ian ha ancora voglia di stupirci con le sue ballate rock, non ha perso
un grammo del suo stile cristallino e lo dimostra con questo disco,
che segna un ritorno molto più che gradito.
Il primo brano è un rock ‘n’ roll un po’
drunken e divertente, “Confortable (Flyin’ Scotsman)”
è irriverente e apre con lo spirito giusto, Hunter dimostra
ancora una volta quanto sia un rocker di razza. “Fatally Flawed”
è una ballata dal gusto romantico, in parte acustica e in parte
decisamente elettrica, a tratti scoppiettante, Ian ha sempre composto
delle bellissime ballate e questa non è certo da meno, delicatezza
e forza si alternano per la nostra gioia. La title track è
un pezzo da novanta, una di quelle canzoni che ti entrano dritte nel
cuore con una precisione chirurgica, mi sono innamorato di questo
brano fin dalle prime note quando l’ho sentito suonato sul palco
di Cologne, se un musicista con la carriera di Hunter alle spalle
riesce a scrivere ancora un brano così fresco e bello allora
è davvero un grande. L’energia scorre forte con “What
For”, altro che stanca icona del passato, Hunter sa ancora gridare
tutto il rock che ha dentro e a quanto pare ne ha ancora tanto. “Black
Tears” è un’altra ballata stupenda, giocata su
un giro blues emozionante, Ian carezza e graffia con una sapienza
consumata e noi ci lasciamo trasportare volentieri dalle emozioni
contenute nella sua musica, che bell’assolo poi. “Saint”
è briosa, un bel giro di chitarra acustica e un ritmo incalzante
danno freschezza a questo brano irriverente e guascone, altra zampata
riuscita. “Just the Way You Look Tonight” è forse
il primo brano un po’ sotto la media, una ballata dal sapore
folk, ben fatta, ma prevedibile, però siamo oltre la metà
del disco e ci può stare. “Wild Bunch” è
puro pub rock sguaiato e carico di risonanze (non a caso poi tutto
sfocia in un traditional inaspettato), che dicono ancora una volta
lo spessore di questo artista vero. “Ta Shunka Witco (Crazy
Horse)” è dedicata al famoso indiano, un’altra
bellissima ballata dal sapore epico, che non ha bisogno di grandi
commenti, ma solo di essere ascoltata a cuore aperto. Ancora un rock
blues sporco con “I Don’t Know What You Want”, ma
dove tira fuori questa forza? La domanda è lecita, ma in fondo
anche no. Si chiude con l’autobiografica “Life”,
il manifesto di una vita e Hunter pennella ancora una ballata sentita
e toccante, nel suo stile genuino e sincero, uno stile che negli anni
non è mai venuto meno.
When I’m President è la conferma, se mai ce ne fosse
bisogno, che il rock non è morto, anzi pare proprio che goda
di ottima salute, contro tutte le regole e le previsioni, nonostante
i tanti dolorosi lutti, nonostante i tanti detrattori, nonostante
le ideologie e le speranze andate deluse, nonostante tutto è
ancora qui per scaldarci il cuore e rendere la vita un po’ più
colorata. GB
Live report: 2013
Sito Web
|