Rock Impressions

Id Guinness - Soul Envy ID GUINNESS - Soul Envy
Rapid Transformation
Distribuzione italiana: no
Genere: Prog
Support: CD
- 2010

A distanza di tre anni da “Cure For The Common Crush”, torna a noi il cantautore Prog canadese Id Guinness. Con un artwork davvero penetrante nelle immagini, composto da fotografie malinconiche e d’atmosfera, “Soul Envy” è un lavoro a tratti introspettivo, dove l’autore mette a nudo la propria anima.

Come nel suo predecessore, la cultura musicale dell’artista viene a galla fra le note dei quattordici brani, per cui non c’è da stupirsi se si mischiano Pink Floyd con Beatles o King Crimson. “Guardian Of The New Frontier” accarezza l’udito con velata delicatezza, navigando sonorità malinconiche e di facile presa. I programming sono presenti, questo per avvisare tutti coloro che non amano questo stile sonoro e a volte fanno ritornare alla mente perfino gli anni ’80, quelli della New Wave, tanto per intenderci. Ma Id si circonda anche di ottimi artisti, come Curtis DeBray alla chitarra, Pat Steward (Beat & Loops), Donn Tarris, Lee Oliphant e Marie-Josie Dandenau al basso, Jesse Zubot al violino e mandolino. La cosa che salta principalmente all’ascolto è la semplicità con cui i brani si articolano, tutti con un ritornello assolutamente godibile e dalle atmosfere spesso ariose e spensierate, come ad esempio in “Three Steps”. “Soul Envy” sembra essere un disco senza tempo, un viaggio fra gli anni nel Rock, una escursione che si compie fra salite e discese. Non mancano dunque momenti più acustici e profondi come la bella “Face The Sun” e quando parte la chitarra elettrica sono brividi, ed altri più psichedelici come “Back Of My Hand”. Il suo modo di essere cantautore è assolutamente differente dalla media di questi artisti, in quanto non disdegna neppure puntate sperimentali, come dicevo prima, un mix di sonorità, tutte al cospetto della melodia.

Una musica da ascoltare senza preconcetti, priva di grandi pretese, ma dal grande orgoglio. Id Guinness è un artista che apprezzo perché nella sua semplicità riesce ad emozionarmi, in quanto certe sonorità scavano nel bagaglio dei Pink Floyd, una delle mie band preferite, ma questo è solo questione di gusto personale. “Soul Envy” è un disco nettamente sopra la sufficienza e lo consiglio a coloro che sono stanchi dei troppi tecnicismi e desiderano riposare l’udito, magari chiudendo gli occhi e sognando. MS

Altre recensioni: Cure For the Common Crush


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