A
distanza di tre anni da “Cure For The Common Crush”, torna
a noi il cantautore Prog canadese Id Guinness. Con un artwork davvero
penetrante nelle immagini, composto da fotografie malinconiche e d’atmosfera,
“Soul Envy” è un lavoro a tratti introspettivo,
dove l’autore mette a nudo la propria anima.
Come nel suo predecessore, la cultura musicale dell’artista
viene a galla fra le note dei quattordici brani, per cui non c’è
da stupirsi se si mischiano Pink Floyd con Beatles o King Crimson.
“Guardian Of The New Frontier” accarezza l’udito
con velata delicatezza, navigando sonorità malinconiche e di
facile presa. I programming sono presenti, questo per avvisare tutti
coloro che non amano questo stile sonoro e a volte fanno ritornare
alla mente perfino gli anni ’80, quelli della New Wave, tanto
per intenderci. Ma Id si circonda anche di ottimi artisti, come Curtis
DeBray alla chitarra, Pat Steward (Beat & Loops), Donn Tarris,
Lee Oliphant e Marie-Josie Dandenau al basso, Jesse Zubot al violino
e mandolino. La cosa che salta principalmente all’ascolto è
la semplicità con cui i brani si articolano, tutti con un ritornello
assolutamente godibile e dalle atmosfere spesso ariose e spensierate,
come ad esempio in “Three Steps”. “Soul Envy”
sembra essere un disco senza tempo, un viaggio fra gli anni nel Rock,
una escursione che si compie fra salite e discese. Non mancano dunque
momenti più acustici e profondi come la bella “Face The
Sun” e quando parte la chitarra elettrica sono brividi, ed altri
più psichedelici come “Back Of My Hand”. Il suo
modo di essere cantautore è assolutamente differente dalla
media di questi artisti, in quanto non disdegna neppure puntate sperimentali,
come dicevo prima, un mix di sonorità, tutte al cospetto della
melodia.
Una musica da ascoltare senza preconcetti, priva di grandi pretese,
ma dal grande orgoglio. Id Guinness è un artista che apprezzo
perché nella sua semplicità riesce ad emozionarmi, in
quanto certe sonorità scavano nel bagaglio dei Pink Floyd,
una delle mie band preferite, ma questo è solo questione di
gusto personale. “Soul Envy” è un disco nettamente
sopra la sufficienza e lo consiglio a coloro che sono stanchi dei
troppi tecnicismi e desiderano riposare l’udito, magari chiudendo
gli occhi e sognando. MS
Altre recensioni: Cure For the Common Crush |