Ad
un anno dal debutto si rifanno vivi i nipponici Interpose+ e oggi
il gruppo appare molto più compatto e deciso nonostante l’ennesimo
cambio di formazione che vede l’ingresso del nuovo bassista
Dani e del tastierista Watanabe. Il sound del gruppo con questo nuovo
lavoro si spinge sempre verso il jazz rock, con poche novità
rispetto all’esordio.
Abbiamo ancora una raccolta di brani mediamente lunghi ed articolati,
con grandi partiture ritmiche e una vera rock molto spiccata, la chitarra
di Tanaka spesso graffia e sfiora tentazioni metalliche, mitigate
solo da una sezione ritmica vibrante e ricca di feeling. Il cantato
in lingua come accade in questi casi può essere un arma a doppio
taglio, ma la cantante Sayuri sa il fatto suo e non canta male, ma
non è certo uno dei motivi che possono spingere alla ricerca
di questo dischetto. Piuttosto sono le parti strumentali a destare
il maggiore interesse. La vena prog si esprime in una ricerca continua
di soluzioni non banali che emergono fin dall’iniziale “Rosetta”.
“Man From the Forest” appare molto più fusion del
brano precedente che era più prog. Le atmosfere si fanno più
soffuse, ma il gruppo in seguito si lancia in cavalcate trascinanti.
“Dayflower Part 3” ricalca la struttura del brano precedente
alternando parti melliflue a partiture jazz rock serrate, in pratica
questo sembra essere il marchio di fabbrica di questa band. Da queste
linee il gruppo non si discosta nei restanti brani e non tocca più
particolari vette.
Comunque gli Interpose+ sono un ottimo gruppo, che ricorda un po’
certe cose di gruppi italiani come gli Arti & Mestieri, è
presto per dire se questa formazione lascierà un segno profondo
nel mondo del prog, però sembra che abbiano imboccato la strada
giusta, vedremo. GB
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