Questo
disco mi ha colpito subito per l'incantevole copertina, sicuramente
azzeccata, che ritrae la singer Valentina che contempla le bellezze
della natura, inserita in una fantasia di colori molto piacevole.
Purtroppo l'ascolto non è stato altrettanto entusiasmante,
nel senso che in questo disco ci sono tante idee buone, ma non una
sufficiente personalità. Gli Iridio si limitano a percorrere
vie già battute da altri con maggiore efficacia, anzi la confezione
dei brani ha un che di "commerciale" che può gratificare
l'orecchio dell'ascoltatore distratto, ma non di quello più
esigente.
Il gruppo sembra una via di mezzo fra Enya e gli Ataraxia, con continui
richiami fra il celtico e il medioevale su basi dal vago sapore ambient.
La voce di Valentina è dolce, delicata e romantica, ma non
carismatica, non ha la forza necessaria per imporsi. Il primo brano
è proposto anche in versione video, una cantilena dal sapore
celtico piuttosto triste, ma che non lascia il segno. "Night
Prayer" mi ricorda molto le melodie dei Blackmore's Night, mentre
"Arabesque" gioca con suggestioni orientali che mi fanno
rimpiangere i già citati Ataraxia. Il medioevo affiora in "My
Sweet Leonore", mentre il folk celtico torna in "Silent
Song". Strana la sciamanica "The Free Ride of the Spirit",
che coniuga i canti dei nativi d'America a ritornelli celtici.
Ma alla fine la sensazione d'insieme, di una ricerca estetica più
che artistica, si fa prepotente, non è che la musica degli
Iridio non sia bella, è anche ben confezionata, ma manca il
tocco dell'originalità, è musica ottima per rilassarsi
e distendersi, ma non per chi vuole qualcosa di più. Ma le
mie critiche non vogliono essere una bocciatura, piuttosto l'invito
a trovare in futuro un sound che sia più incisivo, perché
ci sono delle buone premesse. GB
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