Gli
It Bites sono una band inglese di Rock Progressive gia nota al grande
pubblico. Dal 1986 al 1991 producono tre dischi da studio ed un live,
ma diciamo la verità, non di grande caratura artistica. Si
ascoltano con piacere, questo si, melodici, ma non lasciano un segno
profondo. Le cose cambiano con la reunion, la band del batterista
Bob Dalton e del tastierista John Beck, liquida Francis Dunnery e
arruola il bravo chitarrista e cantante John Mitchell (Arena, Kino,
Frost*).
Li troviamo con estremo piacere nel 2007 con un live davvero frizzante
dal titolo “When The Lights Go Down”. Gli It Bites sembrano
non aver passato diciassette anni di standby, al contrario sembrano
recuperare una maturità davvero inaspettata. In definitiva
questo “The Tall Ships” è il primo disco da studio
dopo ben diciannove anni. Intanto come è cambiata la band?
Con l’ingresso di Mitchell è inevitabile una sterzata
verso quel New Prog moderno caro a band come Arena e Pendragon, tuttavia
il sound scaturito gode anche di propria personalità. Sempre
grandi melodie e aggiungo io molta freschezza. Ritornelli di facile
assimilazione, sin dall’iniziale “Oh My God”, con
tanto di coretto alla Yes. Questo è Rock Progressivo non esasperato
dalla tecnica , a cavallo fra buoni solo strumentali ed il Rock commerciale,
un ibrido che potrebbe mettere d’accordo molti ascoltatori.
L’adiacente “Ghosts” prosegue la meccanica delle
cose, a tratti vicina ai Genesis di “Abacab”, ma non inorridite,
sono solo piccole schegge. Più melodica “Playground”,
stile IQ, mentre “Memory Of Water” sembra uscita da un
album degli Spock’s Beard, tanto per fare altri nomi.
Gli It Bites sembrano essersi data una rinfrescata anche nel mare
A.O.R.. E’ bellissima la chitarra in “The Tall Ships”,
una canzone semi ballata. Un attimo di calma dopo una overdose di
adrenalina, connubio perfetto con il meraviglioso artwork. Più
articolata “The Wind That Shakes The Barley”, con vari
cambi umorali e buone idée, soprattutto per merito delle tastiere
di John Beck. Un piccolo gioiello musicale. Non mancano neppure i
frangenti più spensierati e radiofonici, come in “Great
Disasters”. Con “Fahrenheit” la fantasia vola verso
lidi più eterei, grande ritornello stile RPWL e nuovamente
ritorna la voglia di cantare. Bello l’inizio piano e voce di
“For Safekeeping”, ballata per chi ama sognare ad occhi
aperti. “Lights” è nella media del disco, ma la
conclusiva minisuite di tredici minuti dal titolo “This is England”
da sola vale l’acquisto del cd.
Date un ascolto a “The Tall Ships”, è un ottimo
modo per addentrarsi nell’intricato mondo del Prog, e vedrete
che scoprirete nuove sensazioni. MS
Interviste: 2008 |