Rock Impressions

Jimi Barbiani Band - Blue Slide JIMI BARBIANI BAND - Blue Slide
Grooveyard Records
Distribuzione italiana: Black Widow / Andromeda Relix
Genere: Rock Blues
Support: CD - 2014


Torna il chitarrista Jimi Barbiani col seguito di Back To The Tracks, che tanto mi era piaciuto, al suo fianco ritroviamo al basso Daniele Vicario, mentre alla batteria ora siede Gianluca Zavan. Non mancano poi gli ospiti illustri a partire da dal cantante e hammondista Johnny Neel (Allman Brothers, Gov’t Mule e molti altri), l’armonicista Gianni Massarutto, il promettente cantante Piero Pattay (Fist of Rage) e altri ancora. Per quanto riguarda il passato di Barbiani vi rimando a quanto scritto nella precedente recensione.

Questo nuovo disco, ancor più di BTTT, è incentrato sul blues, Jimi vi concentra tutta la sua passione per questo genere immortale, che vanta ancora tanti appassionati anche tra i più giovani. Il percorso offerto si snoda in dieci canzoni dove domina la slide del nostro. Un viaggio fra le varie facce del rock blues americano, e proprio come un viaggio parte con l’andamento di un treno, un classico se volete, ma che ha sempre il suo fascino. “Ten O’Clock Train” ci fa partire subito col piede giusto, un boogie rock pieno di feeling. La voce “sporca” di Neel emerge dalle note intriganti di “Sixty Nine” e tanti fantasmi riemergono dai suoni nebbiosi di questo blues. In “Angel Of Mercy” ascoltiamo richiami zeppeliniani, anche Pattay è bravo a riportare in vita certe sonorità e scorrono brividi. “Don’t Lie to Me” è la classica ballatona blues, non è certo originale, ma è interpretata con ottimo pathos. “Going Down” è più hard rock con alcuni buoni passaggi, ma mi colpisce di più l’atmosferica e notturna “Sad Soul”, che contiene anche un pregevole intervento all’hammond di Neel, mentre Jimi con la slide tocca dei vertici. Divertente “La Grange”, l’armonica di Gianni fa vibrare, mentre Barbiani si lancia in assoli liberatori. Abbastanza convenzionale “Can’t Ask For More”, meglio la turbolenta “Ain’t But One of Two Ways”. Ottima chiusura la scoppiettante “Looking Good”, un altro boogie, ma ancora più incalzante e coinvolgente.

Barbiani col blues ci sa proprio fare e non sorprende che abbia conquistato cuori anche all’estero, ma viene da chiedersi quando cambieranno le cose in Italia per cui un artista del suo talento non debba più aver bisogno o la voglia di uscire dai patri confini? Ma è anche vero che il mondo sta diventando sempre più piccolo e i confini perdono sempre più senso. GB


Altre recensioni: Back to the Tracks

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