| Torna il chitarrista Jimi Barbiani col seguito di Back To The Tracks, 
            che tanto mi era piaciuto, al suo fianco ritroviamo al basso Daniele 
            Vicario, mentre alla batteria ora siede Gianluca Zavan. Non mancano 
            poi gli ospiti illustri a partire da dal cantante e hammondista Johnny 
            Neel (Allman Brothers, Gov’t Mule e molti altri), l’armonicista 
            Gianni Massarutto, il promettente cantante Piero Pattay (Fist of Rage) 
            e altri ancora. Per quanto riguarda il passato di Barbiani vi rimando 
            a quanto scritto nella precedente recensione.
 
 Questo nuovo disco, ancor più di BTTT, è incentrato 
            sul blues, Jimi vi concentra tutta la sua passione per questo genere 
            immortale, che vanta ancora tanti appassionati anche tra i più 
            giovani. Il percorso offerto si snoda in dieci canzoni dove domina 
            la slide del nostro. Un viaggio fra le varie facce del rock blues 
            americano, e proprio come un viaggio parte con l’andamento di 
            un treno, un classico se volete, ma che ha sempre il suo fascino. 
            “Ten O’Clock Train” ci fa partire subito col piede 
            giusto, un boogie rock pieno di feeling. La voce “sporca” 
            di Neel emerge dalle note intriganti di “Sixty Nine” e 
            tanti fantasmi riemergono dai suoni nebbiosi di questo blues. In “Angel 
            Of Mercy” ascoltiamo richiami zeppeliniani, anche Pattay è 
            bravo a riportare in vita certe sonorità e scorrono brividi. 
            “Don’t Lie to Me” è la classica ballatona 
            blues, non è certo originale, ma è interpretata con 
            ottimo pathos. “Going Down” è più hard rock 
            con alcuni buoni passaggi, ma mi colpisce di più l’atmosferica 
            e notturna “Sad Soul”, che contiene anche un pregevole 
            intervento all’hammond di Neel, mentre Jimi con la slide tocca 
            dei vertici. Divertente “La Grange”, l’armonica 
            di Gianni fa vibrare, mentre Barbiani si lancia in assoli liberatori. 
            Abbastanza convenzionale “Can’t Ask For More”, meglio 
            la turbolenta “Ain’t But One of Two Ways”. Ottima 
            chiusura la scoppiettante “Looking Good”, un altro boogie, 
            ma ancora più incalzante e coinvolgente.
 
 Barbiani col blues ci sa proprio fare e non sorprende che abbia conquistato 
            cuori anche all’estero, ma viene da chiedersi quando cambieranno 
            le cose in Italia per cui un artista del suo talento non debba più 
            aver bisogno o la voglia di uscire dai patri confini? Ma è 
            anche vero che il mondo sta diventando sempre più piccolo e 
            i confini perdono sempre più senso. GB
 
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