| Robben 
            Ford è un chitarrista che ammiro molto, il suo album a titolo 
            Charles Ford Band del '72 è considerato come uno dei migliori 
            dischi di rock blues di tutti i tempi, da allora Robben si è 
            imposto all'attenzione di tutti gli amanti del blues e della fusion, 
            diventanto uno degli interpreti più amati di questi generi.
 Il progetto Jing Chi è condiviso con Jimmy Haslip al basso 
            e Vinnie Colaiuta alla batteria, mentre come guest troviamo Otmaro 
            Ruiz alle tastiere e Marc Russo al sax nel brano "Blues MD". 
            Robben è uno di quei chitarristi che nel breve spazio di un 
            concerto riescono a tirare fuori dal proprio strumento tutto quello 
            che altri artisti meno dotati esprimono in una vita intera.
 
 Apre il disco "That Road" un rock blues strumentale e graffiante 
            con Ford subito in evidenza e una sezione ritmica che lo sostiene 
            con grande energia. "Going Nowhere" è una traccia 
            morbida con dei momenti molto intensi dove i singoli musicisti esprimono 
            al meglio il proprio talento. "The Hong Kong Incident" sterza 
            verso una fusion duretta e nervosa, che trovo molto più interessante 
            di quella solare e spensierata stile Weather Report, che viene invece 
            proposta nel brano "What Goes Around". "Stan Key" 
            è un brano molto jazzato, piuttosto soporifero all'inizio, 
            si salva solo per l'esecuzione sopra le righe dei nostri che verso 
            il finale diventa un po' più vivace. La cover di "Cold 
            Irons Bound" di Dylan rialza il tenore rock del disco che torna 
            a calcare atmosfere a me più care, Ford è veramente 
            emozionante e la sezione ritmica fa scintille proponendo dei tempi 
            molto complessi e azzeccati. La lunga "Blues MD" chiude 
            con un brano che racchiude nel titolo tutta la sua essenza e non servono 
            molte parole, perché questi artisti il blues l'hanno nel dna.
 
 Questo è un disco difficile e impegnativo, che richiede una 
            certa predisposizione per essere ascoltato e ripetuti ascolti per 
            essere apprezzato. Siamo ai massimi vertici del genere. GB
 
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