Rock Impressions

Journey JOURNEY - Red 13
Self Produced


Ci sono delle reunion che lasciano indifferenti o che risultano fastidiose, perché esplicitamente basate su interessi commerciali, altre reunion, invece, scaldano il cuore e non solo dei fans. I Journey hanno inizito l'avventura discografica nel '75 per interromperla dieci anni dopo, in quel decennio sono diventati uno dei più importanti act di hard rock americano ed è veramente un gioia poterli ritrovare.

Ai tempi d'oro riempivano le arene, mentre oggi questo genere è, ironicamente, diventato underground, pertanto non si può davvero parlare di soldi dietro questa operazione, ma di cuore e di passione. Escludendo il periodo Bad English, in pratica la band era composta per metà da ex Journey e metà ex Babys, la vera reunion avviene nel nuovo millenio con la realizzazione di Arrival, l'undicesimo disco in studio. Le cose però non sono andate bene perché il disco ha sofferto il colpo della diffusione anticipata su Napster e così la band ha deciso di realizzare in proprio questo Ep di quattro brani.

I nuovi Journey sono composti da Neal Schon (chitarra), Jonathan Cain (tastiere), Ross Valory (basso), Deen Castronovo (batteria) e Steve Augeri (voce) che, per ironia della sorte, ad inizio carriera con i Tall Stories, era stato criticato per avere una timbrica troppo simile a quella di Steve Perry, il precedente vocalist dei Journey. Ma il sound di questo dischetto non ha molto in comune con i classici melodici come "Don't Stop Believing", siamo sempre in ambito hard americano sfavillante e suonato in modo impeccabile, solo con un maggiore senso drammatico, più intenso e talvolta anche più ruvido.

L'intro non è particolarmente interessante, sembra preso dalle sperimentazioni ambient di Schon, penso a Late Night, mentre il primo brano "State Of Grace" mantiene quello che promette: la band irrompe a suon di watt, con un incedere granitico della sezione ritmica. Le scintille continuano nella rabbiosa "The Time", i nuovi Journey sono sul piede di guerra e lo dimostrano. La ballad "Walking Away From the Edge" è molto sofferta e Schon fa un gran lavoro, dimostrando di essere sempre un chitarrista geniale. "I Can Breathe" chiude il CD, un brano roccioso dove Augeri da il meglio di sé e il "solito" Neal sfodera un altro solo sublime. Bentornati! GB

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