Avevamo
lasciato la band americana con un disco autoprodotto che lasciava
un po’ di amaro in bocca, perché aveva il sapore amaro
della sconfitta e dei bei tempi andati. Non tanto per la musica contenuta
che mostrava ancora una buona classe, ma per le modalità. Chi
avrebbe scommesso di ritrovarsi fra le mani dopo un po’ di tempo
questo disco fresco e graffiante?
Tenendo conto anche del fatto che l’instancabile Neil Schon
aveva dato vita all’ottimo progetto Soul Sirkus con il grande
Jeff Scott Soto… e invece eccoli qui i Journey in gran spolvero
per la gioia di tutti gli appassionati di hard rock melodico o se
preferite AOR, ma le etichette in questo caso sono inutili, perché
questa band non ha bisogno di grandi presentazioni: sono puro hard
rock americano al cento per cento e basta!
La Frontiers che deve il proprio nome proprio ad un album di questa
band deve aver provato una grande soddisfazione ad averli messi sotto
contratto, ma ci hanno dato anche la possibilità di godere
di una passione che è diventata una splendida realtà,
quella di una piccola etichetta italiana che sta tenendo alte le sorti
del hard melodico internazionale.
Ma veniamo al disco Generations, in formazione ci sono i veterani
Schon, Jonathan Cain e Ross Valory, alla voce è confermata
la presenza di Steve Augeri e alla batteria siede Dean Castronovo,
tutti ottimi musicisti che sanno interpretare questo genere con quella
marcia in più che solo i più grandi possiedono.
Le tracce sono dodici con una bonus, dopo un inizio in classico stile
Journey con “Faith in the Heartland” si sussuegono con
grande velocità momenti di pura energia come “The Place
in Your Heart”, “In Self Defence” o nella ritmata
“Better Together” ad altri più romantici, le classiche
ballads per intenderci come “Butterfly” e “Beyond
the Clouds”, per la bellezza di circa settanta minuti di musica
stellare.
I Journey sono tornati in gran forma e io spero vivamente che possano
darci ancora altri grandi momenti di grande musica rock. GB
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