Secondo album del ’98 per questa formazione austriaca, che in
seguito si è ridimensionata restando un trio e cambiando nome
in Korovakill (www.korovakill.com). Questi artisti sono autori di
un metal estremo molto sperimentale, al gruppo piace inserire elettronica,
atmosfere gotiche, diversi stili di canto che vanno dal tipico growl
a quello impostato operistico a quello femminile, ma non si mettono
al seguito dei soliti nomi, la band preferisce tentare strade nuove,
una proposta piuttosto originale anche se non sempre facilmente assimilabile.
L’impressione nel suo complesso è di una musica apocalittica
molto viscerale e al tempo stesso atmosferica, per quanto possa esserlo
un metal estremo. Ma a fare la differenza è proprio il gusto
per la ricerca sonora, che sfugge dalle classiche categorie e si eleva
ad uno status di progressive metal molto aperto, dove per progressive
si intende l’impegno di uscire dagli schemi.
L’album è composto da sette brani piuttosto lunghi e
complessi a cui si aggiunge una bonus, descrivere le follie visionarie
risulta complesso e ingannevole, ma posso dire che troviamo un riffing
di chitarra cattivo con ritmiche veloci e fin qui niente di particolarmente
nuovo, ma gli arrangiamenti fanno la misura perché offrono
delle chiavi di lettura completamente originali per un genere che
sembrava aver già esaurito le sue carte. Se dovessi indicarvi
un brano più rappresentativo di altri direi l’ultimo
“Der Schlafmann Koomt”, una track in continuo movimento,
ma il disco va ascoltato nel suo insieme.
Per quanto io non sia molto propenso al metal estremo, devo ammettere
che questi ragazzi hanno creato un sound davvero interessante e visionario,
che si può apprezzare o meno, ma non si può negarne
lo spessore artistico. GB
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