Per il terzo album del 2001 gli austriaci Korova cambiamo nome ed
etichetta, passando dalla famigerata Napalm all’americana Red
Stream, anche la formazione si restringe, ma in realtà le menti
del gruppo sono le stesse. Anche le coordinate del gruppo non variano
più di molto, siamo sempre nell’ambito di un metal estremo
molto sperimentale, anche se mi sembra un po’ meno coraggioso
del capito precedente.
In questo nuovo album il sound si alterna fra il classico metal estremo
e le sperimentazioni che, a mio parere, sono il punto di forza della
band. Il disco contiene un concept che parla dell’annegamento
di sei marinai, una storia di mare e di fantasmi come nei classici
della letteratura d’avventura.
La prima traccia “Birth” sembra promettere bene con l’intro
atmosferica, poi ritorna anche il cantato impostato, ma ben presto
il riffing martellante con il cantato black che prende il sopravvento,
resta il gusto per atmosfere teatrali, ma non c’è quella
passione per la ricerca che mi aveva colpito. Molto meglio la cadenzata
title track, non a caso uno degli episodi migliori del cd, con quella
sua solennità e quel senso di drammatica tragedia. Ma il black
metal sinfonico di “Drown Symphony” mi lascia piuttosto
indifferente. A seguire troviamo a sorpresa una ballata melliflua
molto originale che risolleva le sorti del disco. Anche “Blue
Thrones” segue delle coordinate folli, col il suo incedere spettrale
e disperato, poi si ripiomba nuovamente nel black. La mia attenzione
si risveglia con “It’s a Fool World”, efficace nel
alternare momeni di follia a sfuriate metalliche.
Non c’è niente da dire questi ragazzi ci sanno fare,
hanno scelto un genere difficile e poco digeribile, ma la loro forza
visionaria è contagiosa e spero facciano nuovamente parlare
di loro. GB
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