Rock Impressions

Vitalij Kuprij - Glacial Inferno & Revenge VITALIJ KUPRIJ - Glacial Inferno & Revenge
Lion Music
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Virtuoso / Prog Metal
Support: CD - 2007

Il Malmsteen tastierista dei paesi nordici questa volta si gioca il jolly. Siamo in possesso di un doppio cd, un inedito “Glacial Inferno” ed un rifacimento di un disco del 2005 con l’ausilio di special guest davvero importanti (Revenge). In Revenge possiamo ascoltare classiche sonorità anni ’90 dedite ad artisti quali il gia citato virtuoso chitarrista e Stratovarious. Non mancano dunque i consueti inseguimenti fra tastiere e chitarra, carburante di questo ipercervellotico stile. Le mani volano sui tasti d’avorio, la perizia tecnica di Kuprij è davvero sbalorditiva, l’apice di Revenge lo ascoltiamo nei nove minuti della strumentale “Classic War”. Il disco si dissipa fra alti e bassi, non mancano frangenti di stanca, ma in generale possiamo attestare loro la piena sufficienza. La conclusiva “Let The Future Unfold” è davvero bella. I special guest sono Joe Lynn Turner, Doogie White, Goran Edman, Chris Catena, Papathanasio e Shaun Leathy, mentre alla chitarra troviamo l’eccellente Michael Harris.

La musica cambia in maturità con il cd “Glacial Inferno”, pur restando rigorosamente nei meandri neoclassici. La maturità del songwriting fa la differenza, obbligatoriamente il tempo passa e lascia il suo segno. “Symphonic Force” è una vetrina di tecnica neoclassica che lascia presagire ad una sterile scorpacciata di scale musicali eseguite alla velocità del vento, ma fortunatamente così non è. A sorpresa Kuprij dosa tecnica ed emozione in maniera più equilibrata, riuscendo così a stancare meno i nostri padiglioni auricolari. “Liquid Rain” cambia umori ed ecco che le emozioni crescono.
Tutti brani sono strumentali ed aggressivi al punto giusto. Che “Glacial Inferno” sia un lavoro più fresco lo denotiamo anche dai tentativi dell’artista di entrare in ambiti meno consoni al suo stile, come ad esempio in “Divided Horizon” dove il Jazz affrontato non dispiace affatto. La tecnica trova lo sfogo massimo nell’articolata “Dancing Flame”, molto Dream Theater style.

In generale un buon prodotto, Vitalij Kuprij sembra crescere in maturità disco dopo disco, sicuramente questo lascia ben sperare anche per il futuro. Il tutto è consigliato solamente a chi vive di Prog Metal e a chi il virtuosismo dal loro linfa vitale. MS

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