Non
so molto di questa formazione a tre di origine olandese con tastiere
chitarra e batteria, ma non pensate al trio di Tarkus, perché
i Lady Lake sono molto psichedelici e per nulla barocchi. Propongono
infatti un rock jazzato molto raffinato e strumentale, niente di particolarmente
nuovo si intende, ma hanno una classe notevole ed è possibile
passare in loro conmpagnia un’ora molto rilassante.
Ogni tanto la musica si fa anche sinfonica, ma penso alla corrente
romantica ottocentescacome nella intimista “No One Will Never
Know”, ma le parti più personali sono nella suite iniziale
“The Untold Want” o nella straniante “Ford Theatre”.
Di sicuro ci sono molti echi dei Pink Floyd, ma non sono così
evidenti come si potrebbe pensare. Un po’ di energia viene elargita
dalla dura e ritmata “The Chief” che sembra uscita dal
repertorio di un gruppo hard dei seventies, con un giro di chitarra
molto ficcante, ma poi la ritmica si complica assumendo i connotati
più propiamente progressivi. Qualche volta ci si annoia anche
un po’ ma nel complesso resta un album piacevole da ascoltare,
forse più come sottofondo ad una piacevole serata che non per
una gita in auto.
I Lady Lake sono un gruppo retrò che fa musica fuori tempo
e per questo hanno un certo fascino, ma sono da consigliare ad un
pubblico piuttosto esperto e non certo a chi vuole avvicinare il prog
per la prima volta. GB
Altre recensioni: Uneathed
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