Il Messico, stavolta, ci propone qualcosa di un po’ insolito,
ovvero una band grind-death, come si definiscono i Lament nella loro
scarna presentazione, ma i cui testi trasmettono messaggi positivi
e di speranza.
Non sono una realtà nuova, dato che questo gruppo è
già al suo terzo album, e anzi è anche possibile che
si siano spinti ben oltre, dato che il CD che ho avuto modo di ascoltare
risale già al 2001. Inoltre, la presenza nel loro passato della
produzione di Steve Rowe e le registrazioni effettuate ai Finnvox
Studios ci fanno sperare in un prodotto di una certa qualità.
In effetti, le nostre attese non sono vane, dato che fin da subito
la produzione appare decisamente professionale.
Addentrandoci maggiormente nell’ascolto dell’album, noteremo
molto presto che i Lament utilizzano spesso, oltre ai classici suoni
death metal, interessanti riferimenti etnici e spagnoleggianti; questo
si può vedere ad esempio nell’intro di “Confrontino
the Past”, in cui l’accostamento azzardato fra le chitarre
pulite, che potrebbero accompagnare l’esibizione di un ballerino
di flamenco, e i successivi riff in perfetto stile thrash-death creano
un contrasto netto, ma al tempo stesso molto interessante. Questo
brano, fra l’altro, trasmette un messaggio molto bello: il protagonista,
parlando in prima persona, dichiara che se nel passato credeva di
essere libero e di vivere nel migliore dei modi, si è poi reso
conto che questo non era vero, che stava morendo molto più
in fretta, e che solo ora, che si rende conto del perdono di Dio,
sente di essere veramente nel giusto.
Un altro esempio dei riferimenti etnici nei brani dei Lament è
contenuto in “Hermanos en Batallia” e in “Guerrieros
Olividados”, che parlano da una parte della forza che può
scaturire quando più persone si riuniscono per combattere insieme
per ciò in cui credono, e dall’altra che è importante
ricordare i guerrieri che se ne sono già andati, soprattutto
in riferimento alle vittime delle stragi fatte dai conquistadores,
la cui memoria non sarà mai dimenticata.
Il CD contiene comunque molti altri spunti interessanti. Per prima
cosa, stupisce un po’ che i Lament si autodefiniscano un gruppo
death- grind, perché, nonostante la maggior parte dei pezzi
e il tipo di suoni proposti facciano parte di questa corrente, è
altrettanto vero che si tratta di un genere contaminato, dove peraltro
non mancano le clean vocals. Questo si può vedere in “The
Sadness of Your Step”, dove sia le voci che le chitarre pulite
ci farebbero pensare a un prodotto di tutt’altro tipo. Molto
chiaro è il messaggio della title-track: il respiro di Dio
è quello che ci dà la vita vera, mentre le persone che
ci circondano sono spesso senza respiro proprio perché non
sentono questo soffio vitale, e la loro vita sembra essere solo un
dolore che aumenta ogni giorno. Del tutto diversa è invece
“Silent Hero”, molto veloce e grintosa, la più
cattiva di tutto il disco, che parla di come le persone spesso siano
dei guerrieri che combattono ogni giorno la loro battaglia contro
il male senza vantarsene, fieri e combattivi ma anche silenziosi e
modesti.
Per quanto riguarda gli aspetti strumentali, anche i musicisti fanno
un buon lavoro, e anche se non si assiste a nessun episodio di tecnica
magistrale, possiamo dire che il livello delle composizioni sia buono.
I brani sono di solito lunghi più di 4 minuti, c’è
spazio anche per una traccia interamente strumentale e ricordiamo
ancora sia gli intermezzi acustici sia i brani più veloci e
diretti, come ad esempio “Mist in My Eyes”, che parte
senza nessuna intro e ci scarica addosso vagoni di energia.
Un disco multisfaccettato, quindi, di un gruppo dalle idee ben chiare
e di cui sarebbe interessante approfondire la conoscenza. AM
Contatti: Lament: C/o Abel Gomez, P.O.Box 16/290, Mexico D.F., 02011
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