Rock Impressions

Last Dance LAST DANCE - Once Beautiful
Dancing Ferret

Oggidì siamo quotidianamente sottoposti all'autentico fuoco di fila generato da una impressionante messe d'uscite discografiche, senza che alla inusitata abbondanza corrisponda menomanente un incremento qualitativo della produzione stessa. Non è il caso, fortunatamente, del bellissimo "Once beautiful" dei prodi The Last Dance, gruppo che ha preservato con tenacia le proprie virtù artistiche, dimostrando pure gran forza d'animo nello superare situazioni difficili.

Ci troviamo al cospetto, è ben vero!, di un album superbo, coniugante al meglio la greve maestosità del vetero goth-rock americaneggiante con l'austera urgenza dell'elettro, senza che questa componente mai prevarichi la fondamentale prima. Ogni ingrediente del dischetto argentato è dotato di peculiari qualità, perfettamente bilanciate onde pervenire ad un risultato finale sotto ogni aspetto soddisfacente.

La voce di Jeff Diehm ricama arabeschi magniloquenti, la chitarra di Rick Joyce rilegge con attenta divozione i classici canoni del genere, accompagnandosi alla sezione ritmica dell'altro titolare Peter J. Gorritz (bassista virtuosissimo che giuova enormemente colla sua discosta presenza all'economia dei TLD), e di Thomas Coyne e Stevyn Grey, batteristi guests ma decisivi nell'impiantare nel tessuto connettivo del sound del gruppo impulsi assolutamente caratterizzanti. "Once Beautiful" decolla fin dal trittico posto in apertura: "Distantly", la title-track e "Secrets" dispiegano la loro arcana ed ammaliante grazia, la stessa della quale è dotata la splendida "December". L'esotica "Wish me closer" vede l'apporto fondamentale della vocina di Tina Root delle Switchblade Symphony alle backing vocals; "That never was" assimila spunti a la Placebo (la voce di Jeff può accostarsi a quella della popstar Brian Molko), strutturandosi in un ottimo brano sostenuto da un chitarrismo geniale. "Wake me screaming" impregna i microsolchi di poetica decadente, fondendosi con la grandeur della notturna "Desperately still". Finale appannaggio della lenta "Become forever": all'inizio la canzone si distende languidamente sul giaciglio odoroso creato dal misterioso fluire delle note, acquisendo poscia vigore, trasformandosi così in una decisa goth ballad.

Superfluo aggiungere altro, "Once beautiful" è albo inattaccabile, che ogni cultore della bella musica, al bando qualsisia limitante etichetta!, apprezzerà senza meno! AM

Altre recensioni: Once Beautiful
.

Il trio americano dei Last Dance capitanato dal singer Jeff Diehlm, personaggio androgino che sembra la versione melodica dell’indimenticabile Peter Murphy, torna dopo due anni dal precedente Whispers in Rage, mentre lo scorso anno hanno realizzato un album di remix con altri gruppi. Al suo fianco ci sono sempre Rick Joyce alle chitarre con il suo look a dir poco stravagante e Peter Gorritz al basso, mentre come ospiti troviamo una lunga rassegna di comparse. Rock ed elettronica si sposano all’insegna di un gothic sound molto seducente, dove la tradizione ottantiana incontra la modernità in un connubio altamente suggestivo ed eccitante.

Once Beautiful è meno rock e più ballabile dell’album precedente e ricorda molto la dark tedesca che spesso si rivolge agli amanti della gothic dance, ma c’è un certo gusto che rende il risultato più interessante di quanto si potrebbe supporre. I dodici brani funzionano piuttosto bene e creano un’atmosfera spettrale nonostante la leggerezza dei ritmi. Forse quello che mi manca di più sono dei bei giri decisi di basso, che non pompa come dovrebbe. Proprio il prevalere della batteria sul basso nella sezione ritmica toglie quel groove che avrebbe fatto di questo disco qualcosa di irresistibile, ma le melodie orecchiabili che ti penetrano subito sono azzeccate e anche il sapore vagamente retrò porta acqua al mulino del gruppo, che piacerà sicuramente ai nostalgici degli anni ’80.

Sono convinto che i the Last Dance possono fare meglio di così, ci sono molte buone idee, ma se l’album fosse stato più rock avrebbe sicuramente avuto tutt’altro spessore. Nonostante questo è molto piacevole da ascoltare. GB


Indietro alla sezione L

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live |