INTERVISTA
AI LATTE E MIELE
di Giancarlo Bolther
Come mai avete deciso di rifare la vostra opera prima? È
stato solo per celebrare il quarantesimo o ci sono state altre motivazioni
che vi hanno spinto?
Erano diversi anni che sentivamo il bisogno di rimettere mano alla
vecchia Passio, ma non è stato solo il quarantennale a spingerci
a rifare questa nostra prima opera. L'attuale "Complete work"
ha quasi raddoppiato la durata della vecchia "Passio", proprio
perché il racconto si è arricchito di nuovi personaggi,
nuove situazioni, tutte cose che mancavano nel '72. Abbiamo ripreso
il Vangelo di Marco per inserire gli avvenimenti che nel disco originale
mancavano, questo ha dato al nuovo album un climax emozionale più
intenso. I brani aggiunti, ora, riescono a dare all'ascoltatore un'idea
completa degli ultimi istanti di Cristo. Era un'esigenza che sentivamo
da sempre... e da sempre c'era il rimpianto di aver dato alle stampe
un progetto in realtà mutilo.
Nel rimettere mano alle composizioni, quanto peso ha avuto
il progresso musicale degli ultimi anni?
Abbiamo affrontato questa rielaborazione (che forse però non
è il termine adatto) con l'intento di utilizzare la tecnologia
e i suoni di oggi (compresi i suoni orchestrali "veri" del
Gnu Quartet e del Coro polifonico "Classe mista" della Spezia
diretto da Sergio Chierici)... nel '72 i mezzi erano comunque, a mio
parere, un semplice "palliativo" che non poteva soddisfare
appieno la nostra sensibilità. Ovviamente quarant'anni sono
tanti e in mezzo ci sono percorsi che hanno arricchito il nostro lessico
musicale....e infatti il nostro timore era proprio quello di aggiungere
musiche troppo distanti da quelle concepite all'epoca, ma tra i commenti
di alcuni critici ce n'è uno che ci ha fatto piacere: "...ascoltare
questa nuova versione sembra che i quarant'anni non siano passati".
Forse abbiamo colto nel segno!
Credo che questo vostro disco sia stato la prima opera prog
a sfondo cristiano, all’epoca in cui l’avete composta
eravate coscienti di questo? Oggi il rock cristiano è un vero
e proprio movimento, vi considerate in qualche modo ispiratori di
questo movimento? Che messaggio volevate dare con questo disco?
All'epoca si era ingenerato un equivoco, figlio degli umori di anni
di forti "contrapposizioni", e cioè il fatto che
noi avessimo prodotto un'opera a sfondo religioso (e di conseguenza
l'appellativo di gruppo rock religioso)... la realtà era un
altra...partiva da un presupposto prettamente musicale... forse un
pretesto (la musica del '900 è piena di pretesti del genere....)
per mettere in musica una spettacolarizzazione molto teatrale di un
avvenimento... certamente la molla che fece scattare tutto furono
le Passioni bachiane, per me veri e propri "drammi liturgici".
Non sappiamo se siamo stati degli ispiratori....ciò che a noi
interessava allora, come oggi del resto, è il creare atmosfere
ed emozioni squisitamente musicali attraverso anche la parola parlata
e cantata.
Aggiungerei che comunque un messaggio ognuno lo può trovare
e certamente il mondo cristiano lo farà... di contro molti
riescono a trovarlo nell'Oedipus Rex di Strawinskji nonostante da
sempre egli abbia affermato di utilizzare il latino perché
era "funzionale" al discorso musicale infischiandosene,
lui che il latino non lo conosceva, dei significati emozionali delle
frasi....
Il rock spesso ancora oggi viene associato a tematiche negative,
voi invece avete voluto veicolare messaggi positivi, cosa pensate
del presunto legame tra il rock e tematiche sataniche?
Tante volte mi sono letto e riletto "Le litanie di Satana "
di C. Baudelaire ammirandone la poesia senza per questo sentirmi "satanista"...
dipende dalla distanza che poniamo dall'oggetto che osserviamo o vediamo
o, in questo caso, ascoltiamo... ci deve essere un'oggettività
tale da poter analizzare in modo critico il messaggio senza farsi
coinvolgere. Certo per molti giovani questo è molto più
difficile...per questo credo che chi lancia questi messaggi abbia
un'enorme responsabilità. Noi abbiamo sempre anteposto il fatto
musicale, la forma e la costruzione musicale cercando di non lanciare
messaggi... la Passio stessa è una rappresentazione che cerchiamo
di guardare "dal di fuori" in modo, appunto, "oggettivo".
Siete credenti? Questo disco ha cambiato in qualche modo la
vostra vita da un punto di vista spirituale?
Siamo rimasti quelli di una volta... credenti ma "critici"
con la religione dell'uomo, diversa e a volte in contrapposizione
con la religione del "Vangelo". La "Passio" è
e rimane il racconto di un uomo che ci ha lasciato un messaggio forse
troppo alto per essere compreso... in essa, soprattutto in questa
versione nuova, mettiamo in evidenza la sofferenza umana di fronte
alla brutalità, alla mistificazione, alla menzogna... credo,
e spero, si respiri l'atmosfera che le passioni protestanti del barocco
tedesco ci regalano ogni volta all'ascolto.
Siete stati in qualche modo influenzati dal musical Jesus
Christ Superstar, non intendo artisticamente o musicalmente, ma riguardo
all’idea di trattare il tema della Passione in chiave rock?
Certo... dico sempre che noi musicisti siamo debitori di qualche altro
compositore che ci ha preceduto... altrimenti l'evoluzione del linguaggio
musicale si sarebbe fermata secoli fa... è un pò il
significato che dò alla "citazione" (che a me piace
tantissimo!)... se devo citare una frase o un'idea cerco di prenderla
dal repertorio dei grandi musicisti...
Era stato difficile realizzare il disco nel 1972? Avete incontrato
delle difficoltà a causa del tema trattato? Oppure vi ha facilitato?
Stranamente, nonostante i primi anni '70 fossero drammaticamente anni
duri e difficili fatti di contrapposizioni violente, noi avemmo tutto
l'appoggio dalla Polydor... in fondo era una delle prime opere di
questo genere pertanto non fu difficile... in più mettiamoci
il fatto che il direttore artistico in Italia a quell'epoca era un
brasiliano (di cui non ricordo il nome) che sposò subito con
entusiasmo l'idea. E durante la registrazione ottenemmo tutto ciò
che serviva per la realizzazione del progetto...
Nonostante la lunga pausa dalla fine degli anni settanta fin
verso il 2008 siete riusciti a mantenere la stessa formazione originale,
cosa in genere abbastanza difficile, cosa vi ha spinto a rimettervi
di nuovo insieme?
Alfio Vitanza dal ritorno dalle tournèe con i New Trolls (Messico,
Corea del Sud, Giappone... credo 2007) ci disse che alle firme degli
autografi molto spesso venivano fans dei Latte e Miele con i dischi
(CD e Lp) del nostro gruppo... da lì ci convinse a rimettere
insieme la band (credo unica in Italia con tutti i componenti originali).
Poi nel 2008 il concerto al LG Art Center di Seoul davanti a 1200
persone che cantavano con noi tutti i brani (in italiano!) che ha
dimostrato che Alfio aveva ragione.
Il nome della band è curioso, inoltre mi fa pensare
che nella terra promessa da Dio al popolo di Israele scorrono appunto
Latte e Miele, è forse un riferimento biblico o l’avete
scelto per altri motivi?
Durante la conferenza stampa a Genova siamo rimasti tutti di sale
quando Alfio ha confessato che il nome "Latte e Miele" lo
dobbiamo a un'idea di Alfio Cantarella dell'Equipe 84... poi, in seguito,
è stato detto che il riferimento era biblico... ma la realtà...
come vedi è ben diversa... comunque questo nome un pò
di fortuna ce l'ha portata non credi?
Avete in programma di rappresentare dal vivo quest’opera
nella sua interezza? Che piani avete al riguardo?
L'abbiamo già rappresentata al "Verdi" di Sestri
Ponente con coro dal vivo (il coro "Classe mista"... di
una bravura eccezionale!!) e certamente la rifaremo all'estero. In
Corea, a Seoul, hanno un ottimo coro che ha già eseguito con
noi la vecchia "Passio"... dalle altre parti (Messico, Brasile,
Giappone) ci porteremo dietro il "Classe mista" in modo
virtuale proiettando i loro interventi in uno schermo gigante. Per
l'Italia valuteremo concerto per concerto.
Che ricordi avete degli anni ’70, come li avete vissuti?
Anni terribili e affascinanti... tutto e il contrario di tutto potremmo
dire... però grande passione, grande libertà nell'esprimere
in musica le nostre emozioni. La mia percezione personale è
di una continua scarica adrenalinica, attività frenetica che
ti faceva fare grandi cose e grandi sbagli... ma ci stava tutto!
Rispetto agli anni in cui avete iniziato, quanto è
cambiato il vostro modo di fare musica?
Ci sono cose che personalmente rifarei pari pari anche oggi, altre
piene e cariche di ingenuità disarmante... e poi gli studi,
la musica contemporanea, la direzione d'orchestra, il jazz... oggi
tutti noi abbiamo qualcosa di più da mettere sulla bilancia...
ma la cosa più bella è che siamo sempre in piena sintonia
con lo stesso entusiasmo di allora!
Cosa pensate dell’attuale scena progressive, c’è
qualcosa che vi piace tra i moderni?
Il "prog" italiano è e rimane, come allora, secondo
solo a quello inglese... ma oserei dire che la cantabilità
italiana, retaggio dell'opera lirica, fa ancora di più la differenza
e forse ai nostri antagonisti inglesi manca. Oggi la scena è
piena di belle novità anche se alcune ancora credono che "prog"
sia sinonimo di composizioni spezzettate in miriadi cambi di tempo,
piccole frasi ripetute... serve solo dare il giusto spazio alle idee
e raccoglierlo in un contesto formale ben chiaro, ampio... oggi ci
sono band di grande valore e pregio che però, spesso, faticano
ad uscire dalla gabbia del "deja vu"... e il confronto con
il passato diventa impietoso... forse troppo ingombranti i gruppi
di quell'epoca?
Avete dedicato il disco alla memoria di don Gallo, un prete
scomodo per molti, ma anche molto amato, che ricordo avete di questo
sacerdote così fuori dagli schemi?
Doveva entrare in sala di registrazione per dedicarsi agli interventi
dell'Evangelista (che nella "Passio" vecchia e nuova è
affidato ad una voce recitante) e aveva accettato con entusiasmo....poi
sappiamo come è andata... Massimo Gori dice, giustamente: "...meglio
così... non si parlerà di una speculazione!". Ma
rimane il rammarico di aver perso una figura importante... adesso
già tutti ne sentono la mancanza... ma abbiamo voluto comunque
che chiunque ascolti questa nostra ultima fatica lo faccia pensando
un po’ a lui!
GB
Recensioni: Passio Secundum Mattheum
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