I
Little Tragedies sono russi e questo è il loro terzo album,
il gruppo è capitanato dal talentuoso tastierista Gennady Ilyin,
che mostra un’abilità fuori dal comune, paragonabile
solo ai mostri sacri dei tasti d’avorio come Wakeman ed Emerson,
basta ascoltare l’esuberante andamento di “After Death”
per farsene un’idea, mamma mia che vitalità.
Lo stile del gruppo è un prog sinfonico con molti richiami
alla musica classica, Parti più neoclassiche e pastorali si
alternano a cavalcate vigorose con repentini cambi di tempo e passaggi
da cardiopalma. In questo senso l’apertura del cd è affidata
alla solenne “Dreams I”, che ricorda anche la musica folkloristica
russa, sia per le melodie che per il cantato in lingua. “After
Death”, come abbiamo preannunciato è irresistibile nel
suo incedere travolgente. I dodici minuti pomposi ed epici di “Credo”
non possono non rimandare agli ELP, ma l’atmosfera passa velocemente
da ambientazioni medioevali ad un metal in doppia cassa molto coinvolgente,
niente chitarroni perché le tastiere la fanno da padrona e
sono sempre in primo piano, ma controbilancia una solida sezione ritmica
che spacca. Molto neoclassica e pastorale è la lenta “In
the Deserted House”, che sembra sospesa fra tentazioni classiche
e una certa fruibilità alla Enya. In “Games” si
torna alle atmosfere epiche, interessante il cantato in lingua, che
talvota risulta un po’ troppo “esotico”.
Senza approfondire troppo vi ho dato una buona panoramica degli ingredienti
più interessanti che troverete in questo cd molto intrigante,
che anche se non è un disco indispensabile, si candida per
diventare una curiosità che non sfigurerà nella vostra
discografia. GB
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