La Akarma si è distinta negli anni per la capacità di
proporre ristampe di dischi sempre più rari, la Black Widow
è un’istituzione per tutti gli appassionati di dark prog,
insieme hanno dato una seconda chance a questa band spezzina nata
alla fine degli anni ’60, che però non era mai riuscita
a pubblicare l’esordio nonostante una buona partenza e l’interessamento
di De Scalzi.
I nastri originali sono andati distrutti in un incendio, quindi la
band si è riunita per dar nuova vita ai brani del periodo.
Questo titolo è carico di nostalgia e sonorità del passato.
Prog oscuro con con accenti hard, fondamentalmente blues, che pesca
da Led Zeppelin, Deep Purple, Uriah Heep (di cui troviamo la bella
cover di “Gipsy”), Black Sabbath e altri e che oggi può
suonare un po’ naif, ma che fotografa un’epoca di sperimentazioni
e ricerche, dove l’esoterismo era più che altro un mezzo
per sfuggire alla banalità della maggior parte della musica
pop del periodo. Riff di chitarra secchi ed ossessivi, costruiti su
tappeti di tastiere epicamente oscure, i testi sono in italiano e
sono carichi di riferimenti gotici, sembra quasi di ascoltare la trasposizione
musicale di certa filmografia horror settantiana e devo dire che le
atmosfere ricreate dal gruppo sono convincenti.
L’Italia si conferma una miniera di talenti, alcuni riconosciuti,
altri ancora da scoprire o riscoprire. Grazie al lavoro di case discografiche
piene di passione, l’avventura può continuare. GB
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