Il
nome di questo progetto è stato preso da un brano dei seminali
Blue Cheer, una formazione americana che verso la fine degli anni
sessanta ha infiammato il mondo del rock col suo sound psichedelico
carico di elettricità. Quindi in questa tradizione si colloca
questo album, altri nomi di riferimento sono Cream, West Bruce &
Laing, November, Highway Robbery e anche certi Free, ovvero il rock
blues che ha gettato le basi per la nascita dell’hard rock.
Dietro il nome Magnolia comunque si celano le ambizioni musicali di
Ronny Eriksson, che suona quasi tutti gli strumenti (chitarra, basso
e tastiere) tranne la batteria che è stata suonata da Anders
Hedstrom, con l’aggiunta di altri piccoli contributi. Il frutto
sono le nove traccie che compongno questo cd, otto delle quali sono
all’insegna di un torrido hard rock venato di blues che suona
così maleddettamente settantiano che sembra di avere tra le
mani un disco dell’epoca. Solo “Daslandsk Polska”
è venata da influenza folk ed è più psichedelica
e sperimentale del resto del repertorio.
Fin dal riff iniziale di apertura si viene proiettati nel lontani
anni settanta, un torrido heavy blues maltratta le casse dello stereo,
puro stile freak che viene amplificato dal cantato in lingua svedese.
Non serve fare un track by track, in questo disco contano più
le emozioni, il mood e il feeling. Sicuramente è un disco nostalgico,
che forse non dirà molto ai giovani cresciuti con suoni puliti
e sintetici, ma qui c’è vera musica, ci sono emozioni
reali.
Magnolia è un disco da amare o da odiare, ma sono sicuro che
chiunque ami l’hard rock settantiano e i gruppi che ho citato
in apertura saprà trovare in questo disco un modo autentico
di fare musica, come non capita quasi più di ascoltare nelle
sempre più sofisticate produzioni contemporanee. GB
Altre recensioni: Falska
Vagar
MySpace
|