Tornano
i nostalgici Magnolia, alfieri di una rinascita del blues acido che
ha dato vita al movimento hard rock degli anni settanta, Ronny Eriksson
continua a codurre il progetto, ma stavolta ha trovato un paio di
compagni di strada, il chitarrista Mark Tholin e il batterista Anders
Hedström, quest’ultimo lo aveva già aiutato sul
primo cd.
In fondo la formula dei Magnolia non è cambiata, si tratta
sempre di roccioso hard rock con radici saldamente piantate nel blues.
Vi risparmio i titoli dei brani, perché sono in lingua, ma
devo dire che anche se il cantato è pure in lingua il risultato
non è poi così male. Dieci pezzi che sembrano uscire
da un polveroso disco dimenticato su chissà quale scaffale,
come se avessero usato una macchina del tempo per giungere inediti
fino a noi. Tutto suona così convincentemente vintage che credo
possa anche ingannare qualcuno prima o poi. Ovviamente questo non
è un pregio per tutti, ci sono quelli che amano le super produzioni
e una musica che sa di plastica, questa dei Magnolia invece sa di
sudore e di passione, non è raffinata, anzi ha un che di selvaggio
e indomito che conquista. Non serve perdersi in meticolose descrizioni
dei singoli episodi che compongono questo cd, meglio lasciarsi coinvolgere
dai suoi riffs secchi e ossessivi.
Questa per me è grande musica, ma mi rendo anche conto che
è molto nostalgica, non credo che sia in malafede perché
dubito che si possano fare soldi con un disco così oggi, ma
tutti gli amanti dell’hard rock genuino dovrebbero dare una
chance ai Magnolia, credo che saranno pochi a pentirsene. GB
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