La
copertina di questo cd ti colpisce subito per lo sguardo penetrante,
selvaggio e carnale al tempo stesso della singer del gruppo Birgit
Lau e si capisce subito qual è la direzione musicale dei nostri,
il gothic metal che oggi sta conoscendo una discreta popolarità.
I tedeschi Mandrake nascono alla fine degli anni ’90 e partono
come tanti loro coetanei dal death metal contamintato da tracce gothic
e presto optano per il cantato femminile. Nel 2003 firmano con la
Grey Fall e realizzano Calm the Seas, il loro debutto. Le radici metal
del gruppo sono ancora molto marcate a sostegno di un muro sonoro
decisamente potente, ma la gentilezza e la sensualità portate
da Birgit bilanciano il sound a favore di linee più melodiche
e fruibili.
Non mancano momenti epici e malinconici, già il brano iniziale
“The Necklace” ne è un ottimo esempio, ci sono
tutti gli elementi tipici del genere e il gruppo non faticherà
a conquistare l’animo degli appassionati di questo stile. “Ode
to the Outside World” è più cadenzata e riflessiva.
“Crawling Waves” è il brano più coraggioso
dell’album e per me anche il migliore, mischia elementi anni
ottanta che ricordano molto gli Echo And The Bunnymen con il gothic
metal odierno, se il resto del disco fosse stato su questi livelli
avremmo avuto per le mani un capolavoro assoluto. Il brano successivo
è costruito su un giro di batteria fra il tribale e il progressive,
il brano non è immediato, ma è interessante. Subito
dopo in “Silent Tears” si torna però a giocare
sul terreno sicuro di un gothic metal più convenzionale. Ancora
echi anni ottanta nel brano eponimo dove, stranamente, sparisce il
cantato della conturbante Birgit, senza di lei sembra quasi di ascoltare
un gruppo diverso. Intensa anche “Infant Sorrow” di cui
mi piacerebbe leggere il testo (che purtroppo non c’è
nel promo). “Turn the Page” e “Falling Away”
scorrono agevolmente senza aggiungere nuovi particolari, meglio la
drammatica “Crowned With Leaves”. L’ultima fiammata
la troviamo nella clonclusiva ed epica “The Final Chapter”
e il gruppo si congeda con una prova d’orgoglio riuscita.
I Mandrake sono scesi in un campo già affollato da tanti talenti,
ma in questo genere sembra esserci ancora posto e se questi artisti
sapranno mettere a frutto i buoni spunti ascoltati in questo lavoro,
allora potranno ritagliarsi un roseo futuro. GB
Altre recensioni: Mary Celeste
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