Rock Impressions
 

INTERVISTA AI MANGALA VALLIS
di Massimo Salari

Sembra che Bernardo Lanzetti sia entrato in pianta stabile nel gruppo, com’è scaturita la cosa?
Bernardo è stato ospite nel nostro primo album uscito nel 2002, da allora la nostra frequentazione è diventata frequente, con sue partecipazioni come ospite a diversi nostri concerti, poi l’idea e la proposta di coinvolgerlo a “tempo pieno” nel gruppo, che lui ha accettato con entusiasmo, a fronte del progetto “Lycanthrope” che noi gli sottoponemmo un po di tempo fa.

Oggi c’è bisogno di tirare fuori il licantropo che c’è in noi, quali sono per voi i motivi che ci fanno mutare in lupi ululanti? Spiegateci la storia del concept.
I motivi sono tanti e credo che il lupo che sta dentro di noi ululi quotidianamente perché non ne può più, purtroppo spesso è un ululare silenzioso, fatto di grida represse.
L’idea del concept “Lycanthrope” arriva da un nuovo sentire, o meglio da un desiderio di riscoprire la propria essenza, sepolta per troppo tempo da anni di guano educativo, religioso e mediatico , in sintesi da tutto quel fiume di condizionamenti che giorno dopo giorno spingono sempre più giù la nostra vera natura per restituirci omologati, narcotizzati e un po rincoglioniti.
Il “Lycanthrope” preme ed ha voglia di uscire, ma non il licantropo orrorifico dei film, piuttosto il lupo o meglio la sua natura, così pura e immune da tutto. Un canto di speranza quindi, e un augurio per tutti.

Com’è nata la collaborazione con David Jackson, membro storico dei Van Der Graaf Generator?
Da una serie di incontri che ho avuto con lui negli ultimi anni nel campo della musicoterapia. David da anni è impegnato in questo campo ed ha ideato uno strumento che permette ai portatori di handicap di esprimersi con la musica.
Questa amicizia, sfociata anche in un concerto l’anno scorso insieme a Tony Pagliuca, dove David mi ha coinvolto a suonare percussioni varie e addirittura delle incudini (!) si è poi concretizzata nella nostra proposta di una sua presenza in “Lycanthrope”.

Ci sono passaggi alla Genesis periodo Gabriel in questo nuovo album e tantissime tastiere, vi rivolgete solo ad un pubblico di nicchia o sperate di avvicinare qualche giovane al Prog Rock?
È innegabile il nostro amore per il progressive degli anni ’70 ma non solo, e questo si avverte nel suono Mangala Vallis, ma quando componiamo non ci poniamo obbiettivi precisi se non quello di lasciar fluire tutte le idee che ci vengono in mente.
Ci piace pensare che la nostra musica non sia ad esclusivo appannaggio degli appassionati del genere, ma un modo di esprimersi a disposizione di chiunque.
Quello che trovo distorta è la visione che molti hanno del progressive come musica vecchia, in questo senso credo si sia fatta una cattiva informazione e che questo modo diffuso di pensare sia molto stupido. In realtà è come voler giudicare o definire la musica.

A tratti mi stupite con passaggi strumentali toccanti, vi dispiace se vi accosto agli Spock’s Beard?
Assolutamente no, io e Mirco siamo grandi estimatori degli Spock’s Beard, almeno fino a quando Neal Morse è rimasto con loro. Neal è uno degli autori più sensazionali dell’ultimo decennio, è grazie a musicisti come lui o Stewe Wilson dei Porcupine Tree che la nostra musica o il “new prog” se proprio vogliamo dargli un nome vive di luce splendente.

Perché scegliete di suonare brani lunghi più di dieci minuti, una scelta naturale o dettata dal concept?
Nessuna scelta prestabilita, ti dirò di più, mi sarebbe piaciuto realizzare un album che non andasse oltre i 45 minuti, ma poi ricadiamo sempre nello stesso piacevole trip…partiamo con l’idea di essere più minimali e poi voliamo via., ma questo è il bello di non avere confini obbligati e di interpretare il termine “creatività” appieno.
Non è detto quindi che in futuro non ci concediamo questa alternativa, dipenderà dal momento.

Cos’ è diventato il Progressive oggi e cosa era ieri?
Domanda che meriterebbe una risposta fiume, per cui cercando di essere sintetico, posso risponderti dicendo che esiste un elemento molto diverso che fa la differenza tra il prog anni 70 e quello attuale: il mondo.
Negli anni 70 era tutto il mondo in una condizione di particolare cambiamento, sia politico che sociale che nell’arte si manifestava con “esplosioni” di grande fermento creativo, l’idea dell’abbattimento di barriere e tabù trovava nella musica come nella scrittura o nell’arte visiva la possibilità di esprimersi con grande libertà.
Oggi non esiste più quell’elemento detonante, manifesto di una intera generazione, e la musica progressive ha soprattutto salvato la sua visione filosofica rispetto il metodo di comporre e l’abbattimento dei confini creativi ( in questo senso resta unico rispetto alla forma canzone che ancora impera).

Cosa ricorda Bernardo con più piacere del periodo Acqua Fragile e del periodo PFM? Cosa è rimasto?
Ricorda l’atmosfera irripetibile per certi versi di un’era unica, ma sai come in tutte le storie ,belli e brutti ricordi si dividono lo spazio, in generale parliamo più del presente e del futuro e questo non può che farci molto piacere, perché grazie a questa avventura insieme, ho la certezza che abbia ritrovato l’antico entusiasmo che si manifesta in quello che ha fatto su “Lycanthrope” (anche a livello di testi) ma soprattutto dal vivo.

La scelta del cantato in inglese è dettata dal mercato oppure ritenete che sia una lingua più musicale?
Nessuna scelta di mercato, ormai il nostro pensiero credo sia palese, solo una scelta estetica, e non è detto che ci metteremo s scrivere in italiano, anzi, stiamo proprio in questi giorni lavorando su un brano che entrerà a far parte di un progetto prodotto dalla nostra etichetta, la “Tamburo a Vapore Records” dove useremo la nostra lingua.

A quale brano di “Lycanthrope” ti senti più legato e perché?
Non è una risposta facile, scegliere solo un brano è riduttivo, ne citerei tre: “The Mask” per la sua energia , “The Boy that howls at the moon” per la sua complessità e Call me alias per la sua atmosfera che mi ha molto toccato fin dai primi ascolti. All’inizio mi è capitato spesso di non riuscire a trattenere le lacrime.

Che differenza c’è fra “The Book Of Dreams” e “Lycanthrope”?
Il primo è nato in un clima di totale inconsapevolezza, il secondo sull’onda di una piacevole constatazione: che avevamo molti estimatori sparsi in giro per il mondo.
Se pensiamo alla musica invece, credo che “Lycanthrope” sia una naturale evoluzione di “The Book…” e che allo stesso tempo ne conservi lo spirito e l’attitudine.
Nel primo album poi I testi erano stati affidati ad un elemento esterno al gruppo (Eugenio Carena), mentre ora è Bernardo (una parte integrante) dei Mangala Vallis che ha composto le liriche. Anche le parti vocali erano state affidate a tre diverse voci mentre ora è Bernardo l’unico cantante. Il basso era stato suonato da Mirco, mentre ora è Riccardo Sgavetti (con noi anceh dal vivo da diverso tempo) a suonarlo.
Tutti elementi questi che fanno si che il nostro suono ora sia ancora più definito e vicino alla nostra dimensione live.

Qual’è stata l’ultima volta che hai avuto un brivido all’ascolto di un brano?
Mi succede ogni volta che sento cantare Peter Gabriel.

Equilibrare il suono fra il passato ed il presente non è assolutamente facile, qual è la formula segreta?
Non so se esiste una formula, ma credo che se non ci si è fossilizzati solo sulle sonorità del passato, diventi abbastanza naturale. Ognuno di noi dal 70 a oggi ha suonato cose molto diverse ed ogni esperienza ha la sciato un segno che inevitabilmente si riflette sul nostro modo di comporre.

Oggi malgrado la grande potenzialità mediatica di Tv, radio ed internet siamo ostaggi della nostra ignoranza, come si spiega questo fenomeno, il licantropo ci può aiutare?
Si spiega col fatto che tutto è al servizio del commercio. Non siamo più considerati come persone ma come potenziali acquirenti di qualsiasi cosa. Per questo motivo tutto deve essere estremamente agile, semplice, leggero e possibilmente velocemente rimpiazzabile. Rispetto alla musica per esempio, deve avere connotazioni precise per essere “radiofonica” e “televisiva”, non so se lo sai, ma un brano che dura oltre 3 minuti e 45 secondi non viene reputato trasmettibile, al di la che per passare per certi network devi pagare. Non mi allargo alla cultura e alla politica sennò ci perdiamo, ma sempre riferito alla musica, credo che un grosso danno l’abbiano proprio fatto tv e radio (delle case discografiche già sappiamo, ma d'altronde se ora stanno affogando sotto il peso delle proprie politiche sbagliate ci sarà un motivo) nel momento in cui hanno lasciato fuori dalla porta tutte quelle proposte artistiche non considerate “in linea” con la propria rete. In questo modo si nega la possibilità di conoscere e di scegliere alla gente, in pratica, se non passi per i grossi network…non esisti. Il fatto è che non è che grazie a questa politica si vendano più dischi di quei personaggi che trasmettono, parliamoci chiaro, quanta affinità possiamo avere noi con quella manica di rappers che costantemente ci straziano? Un vecchio motto recita “andava meglio quando andava peggio”, ebbene temo che siamo in questa condizione e che chi si vuole sdoganare dalla barbarie imperante lo possa si fare, ma spinto solo dal proprio desiderio di “altro”(ecco il lupo che emerge), per la maggior parte della gente continuerà ad andare bene così.

“Call Me Alias” mi ha toccato nel profondo, come è nata?
Enzo (il tastierista) è arrivato un giorno con l’idea di massima che poi è stata sviluppata con Mirco. Credo sia il brano più struggente che abbiamo mai scritto e che vada oltre questo album, rappresenta molto bene la nostra cultura classica italiana e il nostro romanticismo.

Come dicevo prima, ci sono molte tastiere in questo vostro album, secondo voi, il Mellotron oggi ha ancora ragione di esistere oppure le nuove tecnologie lo hanno definitivamente affossato?
Il nuovo cerca di “affossare” il “vecchio” costantemente, poi nel tempo ci si accorge che il nuovo non ha il potere di cancellare per sempre le cose che sono grandi, accade per tutto. Il suono unico ed inconfondibile del Mellotron è stato riscoperto non solo dai gruppi progressive, ma da molti gruppi di tendenza (che brutta parola) vedi Radiohead per citarne uno, ma lo stesso è accaduto per l’Hammond o l Moog, in effetti se ci pensi tutto quello che dagli anni 80 in poi è stato fatto rispetto alle tastiere è manipolare sonorità ma nessun suono veramente nuovo è stato inventato.

A parità di capolavoro, è meglio un disco, un libro o un film?
Un disco, se non altro perché per la sua fruibilità più veloce, hai la possibilità di emozionarti ancora una volta in tempi più stretti, per il resto si equivalgono.

Perché la scena italiana Progressiva stenta sempre ad imporsi, cosa è mancato ai nostri gruppi per essere alla pari di quelli stranieri?
Se parliamo del passato, non è vero che i gruppi italiani siano stati penalizzati, la nostra scena progressive è da sempre stata considerata come seconda solo a quella inglese e se parli con gli appassionati e i giornalisti stranieri te ne rendi conto. Diversa è la situazione attuale, dove è tutto il genere che viene etichettato come vecchio o addirittura dai più ignorato. È sempre un problema di informazione, ma qui una grossa responsabilità ce l’hanno anche molti tuoi colleghi giornalisti.

Se avessi in mano una bacchetta magica, cosa cambieresti nel music business?
Ma sai, il cosiddetto “music bisness” è sempre stato così, esiste per fare soldi, in questo senso ha avuto coerenza, peccato che negli ultimi dieci anni questo obbiettivo non gli torni così facile. Mi piacerebbero solo più apertura mentale e un po meno spirito edonistico. Non parlo solo dei discografici ma di tutti quelli che hanno a che fare con la musica, e poi parliamoci chiaro, chi sta veramente aiutando la musica in Italia?
La S.i.a.e. forse? Il governo forse? Tutto è improntato a complicare la vita di chi fa musica, la nostra realtà è unica per arretratezza in tutto il mondo.

Avete in programma dei concerti? Se si dove?
Il nostro sito www.mangalavallis.it è costantemente aggiornato sulla nostra attività compresa quella live. La prima data sarà Il 7 gennaio al Klakson di Montecavolo (RE),
poi ci saranno tre show cases il 14 saremo a Parma al negozio di dischi “MusicMille”, poi 21 a Macerata al “Roxy Bar” e il 27 a Bergamo all negozio di dischi “Bergamo Musica”, ma è già stata confermata anche una data all’estero, a fine maggio saremo al festival “Prog Sud” in Francia.

Come pensate che si evolverà il suono di Mangala Vallis in futuro?
Difficile da dirsi, l’unica cosa certa è che non tradiremo le nostre passioni e il nostro approccio.

Pensate di fare dei video o un DVD?
Si c’è l’idea di un dvd che raccoglierà alcune apparizioni live più alcune chicche, ma si parla di Natale 2006…se tutto va bene.

Avete riso di gusto quando….
Ad una mail di David Jackson in cui ci confermava il suo arrivo in aeroporto, tra i dettagli spiccava la sua preoccupazione per l’aluto con la quale saremmo andati prenderlo in quanto aveva un grosso flycase per i suoi sax, e per questo terminava la sua mail con un perentorio……”No Fiat 500 Pleas!”

Concludiamo questa chiacchierata associando il vostro gruppo ad un buon vino, quale sareste?
Siamo Reggiani, non potrebbe che essere il lambrusco, di quello buono!!!

MS

Altre interviste: 2002

Recensioni: The Book of Dreams; Lycantrope

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