Ecco
finalmente il secondo concept album per i nostrani Mangala Vallis,
dopo il buon debutto dal titolo “The Book Of Dream”. Sono
passati ben quattro anni e il gruppo ne ha approfittato per affilare
le armi e tornare in grande stile con un disco che non lascia adito
a dubbi: oggi i Mangala Vallis sono una delle migliori formazioni
di prog su suolo italico e sono più in forma che mai. In formazione
è entrato in pianta stabile l’ex voce degli Acqua Fragile
e della PFM, Bernardo Lanzetti non più special guest quindi,
ma anche autore dei testi, ma la sorpresa è che la sua interpretazione
è molto toccante e ispirata.
La musica che si presenta alle nostre orecchie è il naturale
sviluppo scaturito dal precedente album, spazio dunque a sonorità
King Crimson, Pink Floyd e Genesis, ma questa volta impreziositi anche
dagli interventi dell’ospite d’onore David Jackson ai
fiati (Van Der Graaf Generator). La line up di base è composta
da Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, Enzo Cattini alle tastiere,
Mirco Consolini alla chitarra, Riccardo Sgavetti al basso ed appunto
Bernardo Lanzetti alla voce.
“Echo Absolute” è il preludio Genesiano del disco
e ci conduce alla suite “Werewolf suite”, suddivisa in
quattro canzoni. Uno strano ibrido fra anni ’70 e Spock’s
Beard. I passaggi strumentali sono davvero eccellenti, a tratti trascinanti.
Musica certamente non commerciale, mirata ad un pubblico preciso,
quello cultore del Progressive Rock più tradizionale, ma che
è capace di affascinare, con le sue armonie sempre belle, anche
chi volesse avvicinarsi al prog per la prima volta. Nella prima parte
della suite “Cosmotraffic Jam” ci sono richiami ai Genesis
periodo P. Gabriel, sia nelle chitarre che nelle tastiere, soprattutto
nei stupendi assolo da ascoltare a volume alto. Essendo un disco Prog
non sono assenti passaggi umorali, da quelli più acustici ed
intimisti a quelli decisamente più Rock. Le tastiere di “Call
Me Alias” e la chitarra sposano alla perfezione la voce struggente
di Bernardo, un momento davvero toccante e di rara bellezza.
Con “Lycanthroparty” restiamo in tema Genesis periodo
“Foxtrot”, conclude la suite la canzone “Hum-Animal
Song”. A questo punto non resta che ululare alla luna con “
The Boy That Howls At The Moon”, altro brano suite di tredici
minuti. Enzo Cattini si diverte con il Mellotron e tutte le altre
tastiere, regalandoci passaggi alla Spock’s Beard grazie anche
alla chitarra elettrica di Mirco. La grande musica prosegue senza
soste con i dodici minuti di “The Mask” e si conclude
con i meravigliosi dieci di “The Transparent And The Oscure”.
Questo disco deve essere un orgoglio per noi Rockers italiani, una
punta di diamante del nostro Progressive, da assaporare lentamente
come un buon vecchio vino rosso. Il Licantropo è un’ottima
metafora per rendere al meglio il concetto di ritorno alle radici
animali nel senso più sano del termine. Oggi l’uomo è
arrivato dove è arrivato, ma a che prezzo? Come sta la terra?
Ebbene il Licantropo dei nostrani Mangala Vallis è qui per
dirci che l’animale che è in noi deve essere salvaguardato,
in repentaglio la sua estinzione. Tiriamo fuori il Licantropo che
è in noi! GB
Altre recensioni: The Book of Dreams
Interviste: 2002; 2005
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