Mi
emoziono sempre quando posso incontrare degli artisti che hanno fatto
la storia del rock, così ho provato una certa emozione recandomi
a Chiari per assistere al concerto del mitico John Mayall con i suoi
Bluesbreakers, in altre parole il fondatore del cosiddetto “blues
bianco”. Per i più giovani dirò solo che nel ’66
un giovane e ancora poco conosciuto Eric Clapton (ma la sua stella
era già in rapida ascesa) suonò con Mayall sul disco
Blues Breakers with Erci Clapton (Decca) un disco che è diventato
un classico del genere.
Appena arrivato al complesso del centro di San Bernardino vedo un
capannello di persone assiepate attorno al banchetto dei ciddi più
nutrito del solito. Incuriosito mi avvicino e con mio grande stupore
vedo che John in persona cura le vendite del suo ultimo album che
autografa ad ogni copia venduta e si concede anche con grande simpatia
per foto ricordo a chiunque glielo chieda. Mi fa una certa impressione
vedere la sua disponibilità, magari tutti gli artisti fossero
così aperti e generosi.
Nel frattempo stava suonando un gruppo italiano (ho scoperto dopo
che si chiamano Granny Says), ma essendo arrivato un po’ tardi
non sono riuscito a godermi per bene la loro esibizione. Per quanto
ho ascoltato non suonavano male, ma avevo l’impressione che
mancasse loro quel tanto di esperienza che nel blues fa la differenza.
Comunque la loro prestazione era gradevole e il pubblico ha risposto
con calore.
Quando però sono saliti sul palco i Bluesbreaker la platea
si è scaldata sul serio ed è salito un sussulto di approvazione.
Il primo a presentarsi sul palco è stato il batterista italo
irlandese Joe Yuele, che sembrava un attempato roadie intento a fare
i suoni dello strumento, dopo aver scambiato qualche battuta col pubblico
delle prime file ci si è resi conto che il drummer era proprio
lui, che sound che esprimeva nei suoi giri!!! Poi è arrivato
il turno del mastodontico chitarrista texano Buddy Whittington, c’è
stato un momento di ilarità quando il nostro eroe non riusciva
ad allacciarsi la tracolla della chitarra a causa della sua circonferenza
toracica, l’ilarità generale è però passata
in fretta come il nostro ha cominciato a suonare, perché aveva
un tocco veramente carico di feeling e di passione che ha ammutolito
tutti. In particolare mi ha esaltato subito quando ha proposto in
apertura del concerto una cover degli ZZ Top.
Il blues è un genere che sembra non morire mai, che continua
a regalare emozioni ai suoi irriducibili appassionati ed era bello
vedere un pubblico eterogeneo composto sia da ragazzi che da sessantenni.
Mayall il blues lo possiede e allo stesso modo i musicisti che ha
con lui, insieme fanno magie e catapultano gli spettatori in un sogno
dal sapore americano. Durante lo spettacolo John ha suonato sia alle
tastiere che alla chitarra e ha regalato un fiume di emozioni. Nonostate
l’età sul palco non si è risparmiato e il concerto
è stato impeccabile. Fra classici e nuovi brani il cuore dei
presenti si è scaldato a dovere ed è stato quasi triste
accettare che ad un certo punto lo spettacolo era finito. Ma nel cuore
di tutti i presenti si leggeva una grande soddisfazione. Ce ne fossero
di artisti così. GB
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