Terzo
capitolo solista su Magna Carta per il biondo Steve Morse, che per
tutti è il chitarrista che ha preso il posto di Blackmore nei
Deep Purple, anche se già coi Dixie Dregs aveva scritto pagine
di ottima musica.
In formazione ritroviamo i collaudati Dave LaRue al basso e Van Romaine
alla batteria, due artisti che come in passato anche in questa occasione
dimostrano un feeling notevole. Morse è un passionale della
sei corde, uno che ha il rock nel DNA e lo dimostra in ogni situazione
ed è sempre un piacere poterlo ascoltare.
Questo disco è molto particolare, si tratta di un tribute album,
ma non troviamo nemmeno una cover, infatti i tredici brani contenuti
nel CD sono sue composizioni che si ispirano direttamente a determinati
artisti, in altre parole Steve ha cercato di distillare lo spirito
dei sui idoli e di reinterpretarlo secondo il suo gusto, un'operazione
abbastanza originale e sicuramente interessante. Sotto questo aspetto
il presente dischetto può interessare più i die hard
fans di questo virtuoso della sei corde, ma già dopo aver ascoltato
i primi brani mi sento di consigliare questo album a tutti gli amanti
del true rock. Scorrendo la lista degli artisti tributati sembra di
fare un viaggio nella storia del rock e non solo.
Troviamo infatti un omaggio a Bach, mentre dalla musica popolare vengono
citati il country, la celtica e il cajun. Dagli anni '60 arrivano
Who, Yardbirds e CSN&Y, infine dagli anni '70 arriva il grosso
con Genesis, ELP, Lynyrd Skynyrd, ZZ Top, Aerosmith, Spirit, Ted Nugent
e, ovviamente, Deep Purple! Che dire... Steve dimostra di avere un'ottima
cultura musicale, mentre sulla resa dei brani devo affermare che ascoltando
le tracce senza leggere i riferimenti ho sempre indovinato a chi Morse
si riferiva. L'unico difetto, se così si può dire, è
che l'album è interamente strumentale, ma la varietà
degli stili proposti rende fruibile il tutto.
Questo disco è bello, è divertente, è suonato
in modo ineccepibile e piacerà a tutti gli amanti della buona
musica. Bravo Steve! GB
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