Per
il sottoscritto è un mistero (e temo che rimarrà tale...)
come l'Italia, da sempre considerata la capitale della melodia (intesa
in codesto caso nella sua accezione più nobile, mettendo al
bando quella canzonettara e sciocchina), non sia mai riuscita a produrre
insiemi che abbiano riscosso solido successo in ambito A.O.R. Eppure
esempi di come anche nel nostro paese si possano pubblicare ottimi
albi pure in questo settore non mancano, potendo vantare le uscite
targate in passato Elektradrive (a quando il nuovo attesissimo disco?),
che seppero far breccia pure nei cuori metallici dei redattori di
Kerrang!, altrimenti poco inclini ad usar clemenza nei confronti di
noi italiani, Drama, ed in tempi più recenti Eva e Bad Ambition.
Ora è il turno dei milanesi Myland (che dedicano uno strumentale
al capitano Franco Baresi, di che sponda calcistica faranno parte
mai?) proporsi al pubblico con le melodie accattivanti ed americanissime
di "The time is over", disco che dimostra la naturale inclinazione
dei nostri ad assemblare brani di sicuro effetto, dotati di grande
appeal armonico, di uno strumentismo elegantissimo e di voci immacolate.
E pure la produzione, curata dall'esperto drummer Paolo Morbini (con
un passato negli Eva, negli Exilia e con Brunorock), il nitore della
quale fa passare in secondo piano il termine autoproduzione, non avendo
nulla di che invidiare a tutte (ribadisco tutte) le diecine e diecine
di CD che hanno visto la luce in questi ultimi anni, è senza
dubbio di livello internazionale.
Risuonano echi dei grandi successi targati Toto (in "Tears don't
say goodbye"), Journey (la ruffianissima "Lost in the rain"
richiama inoltre i lavori solisti di Steve Perry), ma pure di combos
meno fortunati commercialmente, ma autori di episodi dall'incommensurabile
valore artistico, come ad esempio la Michael Thompson Band. Ma qui
mi fermo, amici, in quanto questi paragoni illustri non devono assolutamente
distogliere la vostra attenzione dal contenuto di questa mia umilissima
disanima, ovvero il presente "The time is over"! E che i
suoi autori siano dei professionisti di certo lignaggio lo dimostrano
gli arrangiamenti finissimi e le fluenti cascate di note che vi sommergeranno
piacevolmente; come in "Stranger in a lonely town": coretto
iniziale, poi tastiere pomposissime (Stefano Morbini) ed un chitarrismo
delizioso (Marco Andreasi, da citare anche il bassista Adalberto Rizzoli)
sostengono il cantato di Guido Priori, solo leggermente forzato, per
il resto perfetto. La dinamica "Love is something crazy"
viene presa a pretesto per accellerare i tempi, senza mai cadere in
forzature, e mantenendo sempre altissimo il livello di gradimento.
Ancora A.O.R. de luxe nella semi-lenta "Take my heart (when you
go)", ulteriore prova di gran classe corale di un gruppo che
non teme confronti con alcuno, poi l'ironica "Pizza, mafia e
mandolino", episodio per soli strumenti vagamente debitore dei
Whitesnake periodo "1987"/"Slip of the tongue"
e la calda ballatona acustica "Under the sky" chiudono la
partita, il risultato della quale pende nettamente a favore dei Myland.
Cultori o meno del rock melodico, contattateli e contribuite a rendere
pubblico il loro valore! AM
Altre recensioni: No Man's Land
Sito Web
Per un assaggio: http://www.myspace.com/mylandproject
jedidrum@jumpy.it (Paolo Morbini) |