Rock Impressions

Northwinds - Eternal Winter NORTHWINDS - Masters Of Magic
Black Widow Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Dark Rock
Support: CD - 2015


Ricordo ancora la prima volta che ascoltai il debutto dei parigini Northwinds dal titolo Great God Pan, era il 1998. Il loro mix di prog e doom mi aveva conquistato subito, ma dopo il secondo album Master of Magic del 2001 avevo perso le loro tracce. Nel frattempo la band ha prodotto altri due dischi, Chimires nel 2005 e Winter nel 2012, non si può certo dire che siano stati molto prolifici. Questo nuovo album è parte di un concept che è iniziato col precedente Winter. La band nel frattempo ha subito alcuni cambi, ma sostanzialmente il sound è rimasto fedele, continuando a proporre un mix di doom e prog.

La title track inizia con un intro dal sapore cinematografico, che presto si tramuta in un doom sabbathiano lento ed ossessivo, l’atmosfera è satura e molto oscura, mette quasi a disagio l’ascoltatore incauto, un brano spettrale decisamente potente. La seguente “Chimeres” non è da meno, il ritmo è sempre lento e drammatico, ma ci sono diversi cambi d’atmosfera e il cantato è in francese, ad un certo punto parte un riff che sembra essere un chiaro omaggio a Symton of the Universe dei maestri di Birmingham. “Crossroads” è meno doom e più prog, ma l’atmosfera oscura permane intatta in tutta la sua forza evocativa. “From the Cradle to the Grave” è il primo brano che si discosta dai precedenti offrendo una rilettura del blues abbastanza personale, a tratti zeppeliniana, ma l’hammond ricorda anche altri eroi del passato, il mix comunque è davvero personale. Peccato per il suono della puntina che gratta sul disco, che ho sempre sofferto e di cui non sentivo nessuna nostalgia. Il doom carico di pathos torna con la sofferta “A Light For the Blind”, ma il brano è molto lungo e contiene una sezione neoclassica e una vagamente psichedelica, ne esce una composizione complessa e interessante. “Under Your Spell” propone un piglio più energico, quasi metal, anche se non mancano elementi prog, un’altra prova di grande maturità. “No Peace at Last” è un brano inquietante nel suo incedere apparentemente mellifluo, ma al tempo stesso carico di tensione e mistero, che ricorda in un certo senso i Goblin. Non a caso segue senza soluzione di continuità la travolgente “Inferno”, una piece selvaggia e decisamente metal.

Ho amato questa band fin dal primo ascolto e ritrovarli oggi, dopo diversi anni, così in forma mi ha fatto davvero piacere. Tutte le buone impressioni avute trovano in questo disco piena conferma. GB

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