Quinto album in studio per la band di Giancarlo Erra, che negli anni
si è conquistata una buona reputazione e qualcuno pensa a loro
come la risposta italiana ai Porcospini. In precedenza avevo recensito
la rimasterizzazione del loro secondo album e devo dire che fra questi
due dischi c’è un bel salto. Le coordinate del gruppo
fondamentalmente non sono cambiate, si tratta sempre di un rock atmosferico,
in bilico tra psichedelia, post rock, le nuove frontiere del prog
e immancabili tensioni pinkfloydiane.
Il disco è composto da dieci brani, si inizia con “Short
Story” che parte lenta, anche troppo e poi di colpo introduce
una progressione molto ricca di pathos, sulla scia delle ultime produzioni
degli Anathema, sfiorando di poco quanto proposto dalla band dei fratelli
Cavanagh. “Last Lunch” è un altro brano che potremmo
definire di prog post moderno, con alcuni passaggi notevoli, però
la parte ritmica a volte appare confusa e poco incisiva, non sempre
la complessità paga e a volte un ritmo semplice, ma ben suonato
può risultare più penetrante ed efficace di un tempo
dispari. “Little Man” ha una bella melodia di fondo, un
brano sognante e psichedelico, con alcuni passaggi intriganti, Erra
cerca di ricreare un tessuto poetico, che si esprime in una lenta
cadenza armonica, che oggi in questi tempi in cui tutto è “fast”
rischia di non tenere il passo. “In Celebration of Life”
è un brano lento e mellifluo, con lunghe parti strumentali
veramente ipnotiche, seguite da un crescendo e un assolo finale di
chitarra molto pinkfloydiano. “Sogno e Incendio” è
un brano cantato in italiano che tenta di mescolare le carte, le parti
strumentali sono più coinvolgenti di quelle precedenti, però
in questo caso è il cantato che non funziona a dovere. Ancora
la chitarra rievoca il fluido rosa, inoltre nel finale ritorna la
vicinanza ai crescendo tipici degli Anathema. “Emily”
cerca di proporre atmosfere un po’ diverse, la psichedelia ritorna.
“The Perfect Wife” è la traccia che più
ricorda Wilson e i Porcupine ed è anche il pezzo che mi è
piaciuto di più. Però con “Love is Forever”
si torna a rallentare in modo brusco e non si riparte più e
se “Evil Smile” ancora un po’ tiene, la conclusiva
“Scintilla” sembra proprio ardere di una fiamma fredda,
elegante se volete, ma di una vena tanto intimista che rischia la
non comunicazione.
La sensazione complessiva non è positiva, anche se ho sentito
delle buone idee, ma queste mi sono sembrate isolate e non ben sviluppate,
se non addirittura inserite in un contesto che le ha mortificate.
I Nosound possono fare meglio, lo hanno dimostrato. GB
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