Deathanity
degli americani (di Maryland) Odin’s Court, rappresenta quello
che io intendo per Progressive Metal! Personalità e amore per
la melodia. Resto colpito pure dal fatto che questo è solo
il secondo lavoro, dopo “'Driven By Fate'” del 2003. I
ragazzi sono giovani, ma alle spalle hanno gia molte date live e questo
ovviamente influisce positivamente nell’intesa globale. Ma è
il songwriting ad essere importante, nessun brano è scontato,
le canzoni sono tutte ispirate, a volte si ha anche l’impressione
di non ascoltare la stessa band, tanto è variegato il concept.
In “Deathanity” si parla della terra e del suo inquinamento,
di come l’uomo sta trattando questo stupendo pianeta. Significativa
e perfetta rappresentazione visiva è la copertina del cd, bella
e suggestiva. Nel disco incontriamo anche due special guest d’eccezione,
uno è Tom S Englund (Evergrey) e Tony Kakko (Sonata Artica).
Come inquadrare la musica degli Odin’s Court per farvi intendere
l’operato, non è cosa semplice, immaginate se i Pendragon
una bella mattina si svegliassero e suonassero Progressive Metal.
La band è composta da Matt Brookins (voce e chitarra), Rick
Pierpont (Chitarra), Craig Jackson (Basso), John Abella (Batteria)
e Savino Palombo (Tastiere).
L’introduttiva “Terracide” apre il disco con una
chitarra ispirata da Gilmour, per poi aprirsi verso sonorità
Metal. Il pezzo fa da presentazione ai singoli strumenti, chiamati
quasi uno per uno all’appello in piccoli assolo. Strumentale
e convincente, “Terracide” disegna linee melodiche a volte
rilassate ed altre drammaticamente arrabbiate. Attaccata ad essa giunge
“Volatilestial” con la voce di Brookins che farà
sobbalzare molti di voi, visto che è pressoché uguale
a quella di Barrett dei Pendragon. Bei passaggi strumentali , un pianoforte
ispirato accompagna le linee vocali, il tutto sempre sostenuto dall’operato
delle chitarre elettriche. Molti sono gli assolo di quest’ultime
in tutto “Deathanity”. Chiude il brano l’Hammond.
A seguire “Manifest Destiny”, marcatamente più
metallico anche nell’impostazione vocale. Il ritornello è
ancora una volta debitore alla band di Barrett, ma nell’insieme
questo resta uno degli episodi più duri di tutto il disco..
Nel proseguo è il turno della strumentale “Oceanica Toxica”,
la quale si apre con un arpeggio dal sapore Folk. La ritmica disegna
stop & go, ancora una volta gli Odin’s Court tengono ad
inseguire melodie di facile presa, grazie soprattutto al piano di
Palombo. Forse in questo caso si possono sentire dei richiami ai Dream
Theater, inevitabili padri e padroni del genere, ma va sottolineata
nuovamente l’assoluta personalità dei ragazzi. Uno dei
momenti più alti dell’intero lavoro. La voce di Englund
la incontriamo nella successiva “Mammonific”, rabbiosa
e allo stesso tempo orecchiabile, le tastiere donano un apertura melodica
più solare, tutto scorre come si deve. Cosa dire allora di
“Animaulic”?. Prog Metal di gran classe e tecnica! Lo
stile degli americani lo abbiamo assimilato e possiamo tranquillamente
definirlo alla Odin’s Court.
Altra vetrina delle capacità tecniche dei singoli componenti
è la strumentale “Esoterica”, assolo deliziosi
per la gioia delle nostre orecchie. Incontriamo la voce di Kakko in
“Crownet”, orecchiabile brano che sposta le coordinate
dell’ascolto sin d’ora assimilato. Ancora di più
lo fa “Obesite” con un Sax ispirato e delicato, un lento
armonioso ed etereo, impreziosito sempre dalla chitarra di Brookins.
Ecco a questo punto giungere una sorpresa, “L’inno Della
Gioia”,eseguito in maniera eccellente e con buona fantasia dai
ragazzi. “Cosmosera”invece fonde New Progressive con un
inaspettato Death Metal, almeno nelle parti vocali. Un idea bizzarra
che lascia interdettimi, personalmente mi colpisce piacevolmente.
Chiude il concept la strumentale “Vastificant”, una perla
sonora che emoziona e dimostra (ancora se ce ne fosse il bisogno)
le enormi capacità di Brookins. Ritornano il Sax e le melodie
toccanti. Una pecca riesco a vederla , o meglio ascoltarla, nella
produzione sonora, secondo me non all’altezza del disco.
A molti degli ascoltatori, sono sicuro che questo “Deathanity”
resterà indigesto, perché in esso sono racchiuse troppe
sonorità differenti, magari poi se non si è avvezzi
al Prog, tutto ciò passa per immondizia sonora. Personalmente
ritengo che questo sia uno dei più bei dischi di Prog Metal
che abbia ascoltato negli ultimi cinque anni!
La dice lunga, fidatevi, dategli una chances… MS
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