Rock Impressions

Odin's Court - Deathanity ODIN'S COURT - Deathanity
ProgRock Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2008

Deathanity degli americani (di Maryland) Odin’s Court, rappresenta quello che io intendo per Progressive Metal! Personalità e amore per la melodia. Resto colpito pure dal fatto che questo è solo il secondo lavoro, dopo “'Driven By Fate'” del 2003. I ragazzi sono giovani, ma alle spalle hanno gia molte date live e questo ovviamente influisce positivamente nell’intesa globale. Ma è il songwriting ad essere importante, nessun brano è scontato, le canzoni sono tutte ispirate, a volte si ha anche l’impressione di non ascoltare la stessa band, tanto è variegato il concept.

In “Deathanity” si parla della terra e del suo inquinamento, di come l’uomo sta trattando questo stupendo pianeta. Significativa e perfetta rappresentazione visiva è la copertina del cd, bella e suggestiva. Nel disco incontriamo anche due special guest d’eccezione, uno è Tom S Englund (Evergrey) e Tony Kakko (Sonata Artica). Come inquadrare la musica degli Odin’s Court per farvi intendere l’operato, non è cosa semplice, immaginate se i Pendragon una bella mattina si svegliassero e suonassero Progressive Metal. La band è composta da Matt Brookins (voce e chitarra), Rick Pierpont (Chitarra), Craig Jackson (Basso), John Abella (Batteria) e Savino Palombo (Tastiere).

L’introduttiva “Terracide” apre il disco con una chitarra ispirata da Gilmour, per poi aprirsi verso sonorità Metal. Il pezzo fa da presentazione ai singoli strumenti, chiamati quasi uno per uno all’appello in piccoli assolo. Strumentale e convincente, “Terracide” disegna linee melodiche a volte rilassate ed altre drammaticamente arrabbiate. Attaccata ad essa giunge “Volatilestial” con la voce di Brookins che farà sobbalzare molti di voi, visto che è pressoché uguale a quella di Barrett dei Pendragon. Bei passaggi strumentali , un pianoforte ispirato accompagna le linee vocali, il tutto sempre sostenuto dall’operato delle chitarre elettriche. Molti sono gli assolo di quest’ultime in tutto “Deathanity”. Chiude il brano l’Hammond. A seguire “Manifest Destiny”, marcatamente più metallico anche nell’impostazione vocale. Il ritornello è ancora una volta debitore alla band di Barrett, ma nell’insieme questo resta uno degli episodi più duri di tutto il disco.. Nel proseguo è il turno della strumentale “Oceanica Toxica”, la quale si apre con un arpeggio dal sapore Folk. La ritmica disegna stop & go, ancora una volta gli Odin’s Court tengono ad inseguire melodie di facile presa, grazie soprattutto al piano di Palombo. Forse in questo caso si possono sentire dei richiami ai Dream Theater, inevitabili padri e padroni del genere, ma va sottolineata nuovamente l’assoluta personalità dei ragazzi. Uno dei momenti più alti dell’intero lavoro. La voce di Englund la incontriamo nella successiva “Mammonific”, rabbiosa e allo stesso tempo orecchiabile, le tastiere donano un apertura melodica più solare, tutto scorre come si deve. Cosa dire allora di “Animaulic”?. Prog Metal di gran classe e tecnica! Lo stile degli americani lo abbiamo assimilato e possiamo tranquillamente definirlo alla Odin’s Court.

Altra vetrina delle capacità tecniche dei singoli componenti è la strumentale “Esoterica”, assolo deliziosi per la gioia delle nostre orecchie. Incontriamo la voce di Kakko in “Crownet”, orecchiabile brano che sposta le coordinate dell’ascolto sin d’ora assimilato. Ancora di più lo fa “Obesite” con un Sax ispirato e delicato, un lento armonioso ed etereo, impreziosito sempre dalla chitarra di Brookins. Ecco a questo punto giungere una sorpresa, “L’inno Della Gioia”,eseguito in maniera eccellente e con buona fantasia dai ragazzi. “Cosmosera”invece fonde New Progressive con un inaspettato Death Metal, almeno nelle parti vocali. Un idea bizzarra che lascia interdettimi, personalmente mi colpisce piacevolmente. Chiude il concept la strumentale “Vastificant”, una perla sonora che emoziona e dimostra (ancora se ce ne fosse il bisogno) le enormi capacità di Brookins. Ritornano il Sax e le melodie toccanti. Una pecca riesco a vederla , o meglio ascoltarla, nella produzione sonora, secondo me non all’altezza del disco.

A molti degli ascoltatori, sono sicuro che questo “Deathanity” resterà indigesto, perché in esso sono racchiuse troppe sonorità differenti, magari poi se non si è avvezzi al Prog, tutto ciò passa per immondizia sonora. Personalmente ritengo che questo sia uno dei più bei dischi di Prog Metal che abbia ascoltato negli ultimi cinque anni!
La dice lunga, fidatevi, dategli una chances… MS

Altre recensioni: Human Life in Motion

Sito Web + MySpace


Indietro alla sezione O

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | MySpace | Born Again |