L’avvio di questa band americana è stato travagliato,
un po’ come per tanti altri gruppi, niente di nuovo sotto il
solo, due dischi autoprodotti e un dvd sempre autoprodotto, prima
di approdare alla Progrock Records, che finalmente nel 2008 ha dato
al gruppo visibilità internazionale col disco Deathanity, un
disco complesso, sfaccettato, ricco di influenze e sapori diversi,
talvolta anche troppo “speziato”, se mi passate il termine,
ricordo che la prima impressione avuta era quella di una certa confusione,
forse dovuta anche ad una produzione non proprio all’altezza,
poi però andando più a fondo bisognava riconoscere alla
band una certa genialità. Oggi il gruppo ritorna col seguito
di quel disco tanto sorprendente.
Human Life in Motion si distacca in parte dal capitolo precedente,
è meno complesso e più diretto e accessibile, anche
se non mancano gli intrecci armonici che hanno caratterizzato il disco
precedente. Belle certe armonie di “Affect Us”, gradevoli
e ricercate al tempo stesso, la parte musicale è un caleidoscopio
di sonorità intrecciate insieme con capacità. Molto
interessante “Can’t Forgive Me” uno degli episodi
più ricchi e difficili del disco. Il concept si ispira all’animo
umano e devo dire che le geometrie complesse ben si adattano a questo
tema. Verso la seconda metà il disco perde un po’ di
mordente e certe idee non sono più così ben sviluppate,
anche se si resta sempre su un buon livello e il calo è sicuramente
di poco conto. Chiude la ballata intimista “Leaving Chicago”
e ci lascia con tante domande, perché gli Odin’s Court
sono una band fuori dal comune e la loro musica è ricca di
soluzioni interessanti, anche se a volte si perde un po’ il
filo del discorso.
Sono convinto che questi artisti stiano ancora cercando una forma
compiuta e che questo disco sia un passo avanti nella direzione giusta,
quindi sono assolutamente da tenere d’occhio, perché
le sorprese non sono finite. GB
Altre recensioni: Deathanity; Deathanity
(R3)
Sito Web
|