Rock Impressions

Ogre - Dawn of the Proto Man OGRE - Dawn of the Proto Man
Minotauro / Markuee
Distribuzione italiana: si
Genere: Doom
Support: CD
- 2014
(original issue Water Dragon 2003)


La storica label Minotauro, dopo aver accolto in scuderia il poderoso trio americano Ogre, ha iniziato a ristampare i vecchi album e ovviamente si parte dal primo capitolo della loro saga. Dawn of the Proto Man ha visto la luce nel 2003, nella presente versione vengono aggiunte tre bonus tracks registrate in precedenza, una inedita. Il disco ha visto una lunga gestazione, circa tre anni di prove e registrazioni, per arrivare pazientemente alla stesura finale. Le influenze del gruppo sono diverse, su tutti i Black Sabbath ovviamente, ma anche Pentagram e Saint Vitus. Ottima e curatissima la ristampa della Minotauro, che ha sempre dedicato un meticoloso lavoro per rendere veramente interessanti le proprie uscite.

Un basso vorticoso e veramente doom apre “Ogre”, suoni saturi e desertici, la band si mette subito in cattedra per ribadire la propria appartenenza al genere. La registrazione è leggermente lo-fi, la batteria non è proprio registrata all’altezza del sound, però la botta è forte. “Colossus” è aperta da un riff che sembra un tributo ai Black Sabbath o al Paul Chain più metal, un atto d’amore verso i nomi citati. Però il finale heavy psichedelico è fenomenale. “78” resta sempre in tema con un riff incalzante e sporchissimo, chi ama il genere proverà brividi freddi. Il basso pompa come un treno, la batteria corre con una precisione spietata e la chitarra si lancia in un doom metal liberatorio. “The Jaded Beast” è un brano diviso in due parti, la struttura è epica e leggermente prog, con una tensione drammatica molto riuscita, sicuramente uno dei momenti migliori del disco. La seconda parte è strumentale e rappresenta il lato più prog del gruppo. Con “Skeletonized” si torna al puro heavy doom, la band non mostra nessun cedimento e viaggia sicura. Lo stesso vale per l’heavy psichedelico di “Suicide Ride”. “Black Death” è un’altra suite divisa in due parti, emerge ancora il lato più teatrale e drammatico della band, il contesto è più dark e misterico, ma sempre molto epico, insieme al precedente mostra la vera forza compositiva di questi musicisti.

Delle tre bonus track solo una è inedita, le altre due sono versioni precedenti di “The Jaded Beast” e “Black Death”, proprio i due brani migliori del disco, la prima non è molto diversa da quella edita, un po’ più ruvida, ma comunque fascinosa, la seconda è molto più dark e si avvicina molto a “Black Sabbath”, per questo credo il gruppo ha deciso di personalizzarla di più nella versione finale. “Colonizer” si rifà al lato più psichedelico del quartetto inglese da cui ha preso le mosse, dando vita ad un blues oscuro di grande fascino.

Gli Ogre sono un gruppo da culto che merita di essere scoperto e riscoperto, una vera manna per tutti gli amanti dell’heavy doom. GB

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