Gli amanti più esperti del prog sicuramente hanno sentito nominare
almeno una volta questa formazione molto originale. A quanto pare
sono l’unico gruppo prog proveniente dal Bahrain e sono in attività
fin dai primi anni ottanta, da allora hanno prodotto oltre al presente
alcuni album di buona fattura (ristampati dalla sempre attenta Musea),
tanto da catturare l’attenzione della critica più evoluta
e mentalmente aperta.
Il gruppo è capitanato dai due fratelli Alsadeqi, uno suona
la chitarra e l’altro la batteria e le percussioni e sono accompagnati
da altri quattro musicisti. La musica che propongono è un intrigante
miscuglio di classico prog e di sonorità orientali, un incrocio
di Camel, Caravan, Pendragon ed Embryo. Si tratta di un progressive
molto elaborato, con strutture ritmiche mediamente complesse che incamerano
sapori orientali e suggestioni canterburiane nelle parti di chitarra
e tastiere, ci sono molte variazioni con partiture dense di poesia
che si alternano a classiche cavalcate prog.
Questo nuovo album è basato su un concept che narra di un uomo
che rifugge dalle modernità e canta la nostalgia dei tempi
in cui le relazioni erano più semplici e naturali. I testi
sono tratti da poesie di autori arabi (nel booklet tutti i testi sono
tradotti in inglese) e sono cantati in parte in inglese e in parte
in lingua. I brani sono molto vari e troviamo brevi tracce poco più
lunghe di un minuto che si intermezzano a lunghe partiture che superano
i sei minuti, con mini suite finale.
Visions From the Past è un album ricco, intenso, affascinante,
le melodie orientali mescolate col classico prog danno una ventata
di aria fresca al genere e sono cariche di una poetica molto piacevole.
Poi la tecnica dei nostri è piuttosto buona, magari l’incisione
non sarà proprio all’altezza coi prodotti moderni, ma
la bellezza delle composizioni compensa abbondantemente queste carenze.
Avvicinatevi con curiosità agli Osiris, resterete colpiti.
GB
Altre recensioni: Beyond Control
|