Questa volta voglio iniziare la recensione partendo dall’artwork
di “Il Giardino Disincantato”, perché una volta
tanto si ha rispetto per chi compera un cd. Ho sempre ritenuto e sostenuto
che l’importanza del packaging va di pari passo con la musica,
specialmente nei tempi dell’LP, quando in mano si aveva “sostanza”.
Descrizioni, foto, testi, racconti, spiegazioni, traduzioni, in esso
ci poteva stare di tutto, specie poi se il prodotto era gatefold (apribile).
L’LP si ascoltava e si vedeva, con l’avvento del cd tutto
questo viene scemando, per poi sparire con il supporto compresso MP3
e quant’altro la tecnologia di oggi riesce a propinare. Invece
il piacere di leggere e guardare un bel libretto interno durante l’ascolto,
è sempre un ingrediente in più per entrare con tutti
e due i piedi nella musica proposta dagli artisti. Complimenti dunque
al graphic design e fotografo Tommaso Tregnaghi, oltre che alla produzione
di Oteme.
Detto questo (e ci tenevo), parliamo degli Oteme (Osservatorio delle
Terre Emerse), creatura del compositore lucchese Stefano Giannotti.
Legame fra più aree musicali, Giannotti fa convergere nelle
“isole delle terre emerse” differenti movimenti indipendenti
in un calderone sonoro ampiamente inconsueto. Non c’è
da stupirsi se si denotano sonorità alla King Crimson o come
John Cage insegna, oppure musica classica e contemporanea, questo
è il modo di operare di Oteme. Si mette in discussione la possibilità
di far convivere due situazioni apparentemente incongruenti, la musica
“popolare” e quella “colta”. Il risultato?
Beh, questo è soggettivo, dipende dalle nostre singole esperienze
musicali, criticamente la mia è a favore in quanto sono sempre
stato convinto che l’evoluzione musicale passi attraverso nuovi
innesti e qui si entra in un tunnel senza luce, quello del significato
del termine Prog.
Il “Mattino” è l’inizio raccontato di un
percorso alterno fatto di suoni ed immagini estemporanee dettate da
cambi di ritmo, di strumentazioni ed umorali. Entrare nella strumentale
“Caduta Massi” è come perdersi in un labirinto
fra fiati e percussioni che si rincorrono ciclicamente. Cura per le
vocalità in “Dal Recinto” sopra un arpeggio di
chitarra acustica, canzone nel vero senso del termine.
La dolcezza regna sovrana, lievemente decadente come in “Palude
Del Diavolo”, composizione per quattro voci, clarinetto, corno
e basso. Altro strumentale è “Tema Dei Campi”,
nuovamente strumentazioni a fiato sono protagoniste, questa volta
sono il piccolo oboe ed il clarinetto a disegnare geometrie variabili
sopra ritmiche World Music. Ma non vorrei scoprire ulteriormente le
carte, in quanto chi non ama la ricerca ha già capito di cosa
si tratta ed invece colui che l’apprezza, vorrebbe essere esploratore
protagonista di questo nuovo mondo.
E’ un isola emersa, buon aneddoto per il concetto proposto,
una terra che solo qualche istante prima non esisteva, ma che ora
c’è e si chiama Oteme. Non facile da raggiungere, ma
una volta fatto si lascia esplorare in tutto e per tutto, in ogni
meandro. Quindi….buona ricerca a tutti gli esploratori musicali.
MS
Altre recensioni: L’Agguato, L’Abbandono,
Il Mutamento
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